Viorica Boca ha quarant'anni, compiuti da poco, e vive a Scalea da quindici. Arrivò qui dalla Romania con la promessa di un lavoro e una nuova vita che lenisse almeno un po' il dolore di un'infanzia rubata dall'abbandono dei genitori in orfanotrofio. E per un po', quella promessa, era stata mantenuta, anche se con tante difficoltà. Ma oggi la sua vita è ancora tutta da riscrivere.

Viorica, anche se tutti la chiamano Viola, dopo tante vicissitudini e tanti intoppi non ha più un tetto sulla testa, mentre i suoi problemi di salute aumentano. Ieri è finita al pronto soccorso di Praia a Mare per la terza volta in poche settimane, in preda a dolori lancinanti alla schiena, probabilmente a causa del freddo penetrato nelle ossa. Esasperata dalla situazione, ha finalmente deciso di rendere pubblica la sua storia: «Sogno una casa, un lavoro e un posto in cui stare al sicuro», ha detto ai nostri microfoni.

Una vita di sofferenze

Viorica arriva in Italia perché insegue il sogno di una vita normale e, per un po', sembra averlo realizzato. Trova lavoro e stabilità, è circondata di affetti. Ma, all'improvviso, perde tutto e deve ricominciare da capo, con un dolore in più nella sua testa, già minata dal trauma dell'abbandono. Si rimbocca le maniche e riparte, lascia l'amata Scalea per cercare fortuna al Nord, dove rimane per quasi due anni. Viene assunta regolarmente e sulla carta d'identità c'è una nuova residenza. Ma poi, per cause di forza maggiore, perde il lavoro e torna in Calabria. Nel piccolo comune del Nord la cercano ma risulta irreperibile. Viorica perde la sua residenza e anche un po' la sua identità. Si rimette alla ricerca di un lavoro e un appartamento a Scalea, ma senza i documenti in regola non trova né uno né l'altro. La vita la mette di nuovo di spalle al muro, mentre i problemi di salute aumentano. Stremata, torna a dormire in strada.

Il sogno di una vita “normale”

Viorica chiede aiuto a tutti quelli che conosce, ma nessuno può offrirle un appartamento in cui vivere. La trovano una fredda sera d'autunno su una panchina, al buio, a pochi metri dalla chiesa San Giuseppe Lavoratore, tremante e spaventata. Arrivano i carabinieri, poi un'ambulanza che la trasporta in ospedale, dove trascorrerà la notte, per accertamenti. Dodici ore dopo, Viorica è di nuovo in strada, in preda a dolori di ogni sorta.

La sua vicenda diventa di pubblico dominio e la titolare di un b&b del posto si offre di ospitarla gratuitamente per più di un mese. Nel frattempo gli uffici dei servizi sociali le assicurano cure e visite mediche, poi si mettono alla ricerca di una struttura che possa ospitarla in modo permanente. Si vede la luce in fondo al tunnel. Ma le liste sono infinite e una data d'ingresso ancora non c'è.

Viorica deve arrangiarsi come può, ancora una volta. Trova rifugio a casa di un amico per qualche giorno, ma è una soluzione temporanea: da qualche ora non ha più un tetto sulla testa. «Sto fuori da mattina a sera, anche quando piove». E spesso mangia una volta al giorno: «Vado alla Caritas di don Cono, altrimenti non saprei come andare». Per tutto il resto, ci pensano i pochi amici che ha. Ma non è abbastanza per poter vivere in libertà e con dignità. «Vorrei soltanto un po' di pace e una vita normale», ci dice con le lacrime agli occhi, mentre cerca di coprirsi il volto per l’imbarazzo. Ma ha finalmente deciso di lanciare il suo grido di aiuto.