VIDEO | L’esperto rivolge un appello agli insegnanti affinché imparino a riconoscere immediatamente quando qualcosa non va: «Da tempo mi batto per introdurre gli psicologi a scuola»
Tutti gli articoli di Attualità
Se un bambino subisce violenze e maltrattamenti, ci metterà poco a mostrare i segni comunicandoli anche con un linguaggio non verbale. Ne è certo il criminologo Sergio Caruso, che alle telecamere di LaC News24 ha affidato le sue dichiarazioni partendo dalla drammatica vicenda del bimbo ricoverato all'ospedale Annunziata per presunti maltrattamenti. «Mai sottovalutare la chiusura, l'isolamento, l'alterazione dell'attenzione, la trascuratezza, la mancata frequenza a scuola e soprattutto gli stati di alterazione comportamentale».
La vicenda
Dopo la storia del rapimento lampo della piccola Sofia, che ha tenuto l'Italia intera con il fiato sospeso per tre interminabili ore, la città di Cosenza è diventata teatro di un altro fatto di cronaca. Sabato sera all'ospedale Annunziata è arrivato un piccolo paziente, di appena tre anni, le cui ferite hanno richiesto il ricovero nel reparto di Terapia intensiva. I medici hanno riscontrato lividi e traumi in diverse parti del corpo, comprese le parti intime del bimbo, e per questo hanno deciso di allertare le forze dell'ordine. Al momento, gli inquirenti sono al lavoro per stabilire se le ferite siano state causate da una caduta, come hanno riferito i famigliari del bimbo, o da una violenza inferta. Ma da parte di chi?
I mostri in famiglia
Dare una risposta a questa domanda sarà eventualmente compito della Procura che ha aperto un fascicolo di indagine per fare luce sul caso, ma, partendo dai dubbi sollevati, il criminologo Sergio Caruso ci aiuta a comprendere meglio il triste fenomeno della violenza sui bambini, in linea generale. «Sia il maltrattamento che la violenza sessuale non lasciano solo delle ferite fisiche, ma all'anima. Le vittime minorenni, se non curate, porteranno per sempre le ripercussioni di questi insani gesti subiti. Il nemico spesso non è lontano, è più vicino di quanto possiamo immaginare. Dalla mia esperienza, posso dire che spesso la violenza avviene all'interno della famiglia, che dovrebbe essere il posto più sicuro al mondo per un bambino».
I motivi delle violenza
Ma cosa "spinge" un adulto, magari un famigliare, ad accanirsi su un bambino indifeso? «Alcuni soggetti - spiega ancora il criminologo -, perdono la percezione della realtà a causa dell'assunzione di stupefacenti e alcool o possono essere soggetti che vivono situazioni e relazioni malsane. All'interno della famiglia possono esserci bambini non accettati da un genitore o dai loro nuovi compagni. Quello che spinge alla violenza è comunque un disagio. Facciamo un esempio con i pedofili, uno su tre è stato a sua volta vittima di abusi, finendo nella cosiddetta sindrome dell'abusato-abusatore. Ad ogni modo, sono soggetti che si sono già distinti in passato per altri episodi di maltrattamento, hanno già dato dei segnali d'allarme, come succede per l'omicidio. Il raptus non esiste».
Importante capire i segnali
In questi casi, è fondamentale riconoscere nell'immediato i segnali dei traumi subiti e avvertire le forze dell'ordine. «Da anni mi sto battendo per introdurre gli psicologi a scuola - ha aggiunto Caruso -. Gli insegnanti, in questo momento storico così complesso, rappresentano le sentinelle di osservazione del disagio. Fanno un lavoro eccezionale, però, come in tutte le professioni, hanno bisogno di una formazione continua e specifica. L'analisi e l'interpretazione del disegno infantile o del diario di uno studente, sono un altro strumento per cogliere i segnali d'allarme. Le indagini spettano alle forze dell'ordine e alla magistratura, però è importante che un insegnante sappia cogliere quei segnali. Chiudere gli occhi davanti a casi del genere - conclude -, significa minimizzare le violenze ed essere complici degli autori del reato».