Dopo Palmi anche Cinquefrondi si schiera a favore della proposta di riconversione dell’infrastruttura dismessa. Sinopoli e Gioia Tauro potrebbero seguire a breve per provare a rilanciare la mobilità pubblica nell’area della Piana
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Prima Palmi, poi Cinquefrondi e tra qualche giorno potrebbero aggiungersi anche Sinopoli e Gioia Tauro: l’idea di riconvertire le “Taurensi” in metropolitana di superficie inizia a piacere anche ai sindaci della Piana che, in ordine sparso, hanno iniziato a deliberare in favore di una trasformazione (dai tempi e dai costi ancora sconosciuti) dei vecchi tracciati ferrati che univano la costa all’entroterra, in una nuova ferrovia leggera.
Un’idea portata avanti da comitati e associazioni (e ora anche da qualche amministrazione comunale) per rilanciare la mobilità pubblica di un territorio che non ha alternative al trasporto su gomma. Un’idea che si pone in contrapposizione con l’altra ipotesi (sostenuta da altre associazioni e da altre amministrazioni) che vorrebbe invece la trasformazione del tracciato in percorso ciclo-pedonale. E in mezzo, ciò che resta delle linee Taurensi, che per quasi un secolo hanno garantito il collegamento diretto tra il versante tirrenico d’Aspromonte e i centri sulla costa, e che da quasi quindici anni ristagnano in stato di abbandono dopo la chiusura dell’ultima corsa dell’estate del 2011, quando Ferrovie della Calabria gettò la spugna “sospendendo” a tempo indeterminato la linea tra Gioia Tauro e Cinquefrondi.
Cent’anni di storia
Inaugurate alla fine degli anni ’20 del secolo passato, le due linee a scartamento ridotto gestite dalle Calabro-Lucane prima e da Ferrovie della Calabria dopo, sono state per decenni l’unico (o quasi) mezzo di trasporto a garantire un collegamento pratico e veloce tra la montagna e il mare. Una, la linea più antica, collegava la costa Viola con il versante tirrenico d’Aspromonte arrampicandosi sulla montagna fino al capolinea di Sinopoli. L’altra, la più importante, garantiva i collegamenti tra la città del porto e il ricco entroterra della Piana, fino a San Giorgio Morgeto e a Cinquefrondi. Fu la linea verso Sinopoli a tirare per prima i remi in barca nei primi anni 2000, stritolata da costi di gestione molto alti e abbandonata da un’utenza ormai ridotta solo a qualche sparuta presenza studentesca. Pochi anni ancora, siamo nel 2011, e anche la linea verso Cinquefrondi fu costretta ad alzare bandiera bianca: servita da lettorine ormai obsolete e costrette, per lunghi tratti del percorso, a viaggiare con il limite dei 30 chilometri orari per motivi di sicurezza, l’utenza “superstite”, incoraggiata anche dalle politiche aziendali di Ferrovie della Calabria che nel reggino puntò sul trasporto su gomma, divenne sempre più rada, rendendo non più economica la tenuta in esercizio del tracciato lungo 32 chilometri. Di quel glorioso passato, ora, restano solo i ruderi dei vecchi caselli e delle vecchie stazioni (alcune delle quali, come nel caso di Polistena, da poco rientrate in un progetto di riqualificazione) e un tracciato ferrato ormai aggredito da costruzioni abusive (come la struttura in mattoni spuntata sui binari nel comune di Sinopoli poche settimane dopo la dismissione della linea) e “spolpato” dalle stesse Ferrovie della Calabria, che negli anni seguiti alla chiusura, ha portato via di tutto. Passaggi a livello, semafori, sistemi di sicurezza, persino qualche vecchio scambio ferroviario: tutto trasferito verso le linee dell’azienda rimaste ancora in funzione nelle province di Catanzaro e Cosenza.
I nuovi progetti
Accantonata, almeno per ora, l’ipotesi (sostenuta dal Comune di Taurianova e dell’ex assessore regionale ai trasporti Staine) di una trasformazione radicale del tracciato in un moderno corridoio ciclo pedonale che consentirebbe lo sfruttamento turistico di un percorso che taglia in due la Piana attraversando boschi di ulivi giganti e frutteti rigogliosi, il coordinamento dei comitati “pro Taurensi” (che racchiude al suo interno 7 diverse associazioni) è al lavoro per redigere un piano di recupero e rilancio della vecchia linea ferrata. Nuove fermate per favorire studenti e pendolari, recupero e riutilizzo dei vecchi immobili non necessariamente legati alle vecchie funzioni, totale rammodernamento della linea. Un progetto ambizioso che, sulla carta, potrebbe rivoluzionare l’intera mobilità di una parte della provincia e che garantirebbe un collegamento veloce anche verso il nuovo ospedale di Palmi (altro progetto di cui si parla più o meno da quando vennero chiuse le vecchie Taurensi ma ancora desolatamente fermo al palo). Un progetto che si muove in controtendenza rispetto all’idea di mobilità imposta dal ponte sullo Stretto e che deve fare i conti però con gli altissimi costi di realizzazione (ancora non quantificati) e con il vincolo imposto nel 2019 dalla soprintendenza ai beni archeologici che ha dichiarato entrambe le linee di interesse culturale. Un primo progetto di rilancio, legato però solo alla tratta Palmi-Gioia Tauro, è già stato escluso dai fondi Pnrr ma i comitati non si sono lasciati abbattere e, forti di un rinnovato interesse dei comuni attraversati dalla Taurensi, rilanciano l’idea di una metropolitana di superficie: “In tutta Europa da anni si punta sul trasporto ferroviario – fanno sapere dal coordinamento – perché non dovremmo farlo anche in Calabria”.