Laurearsi conviene. Il livello del titolo di studio posseduto è infatti determinante per non restare disoccupati e per guadagnare di più. D’altra parte, secondo l’Istat nel 2021 il tasso di occupazione della fascia di età 20-64 anni tra i laureati è pari al 79,2% a fronte del 65,2% dei diplomati e un laureato, secondo la documentazione Oecd (Organization de Coopération et de Développement Économiques), guadagnava nel 2020 il 37% in più rispetto a un diplomato.

Ma chi cerca fortuna, riesce a trovarla, come al solito, e anche forse in maniera più accentuata oggi, nel centro - nord Italia, contribuendo ad ampliare il divario tra le due aree del paese, da una parte relegando il Mezzogiorno a terra di migratori anche per motivi di studio, dall'altro riproponendo i soliti interrogativi: cosa fa l'impalcatura socio istituzionale a queste latitudini per trattenere le sue giovani menti?

È questo il contesto in cui leggere i dati rilasciati dal XXIV Rapporto AlmaLaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati che è stato presentato lo scorso 16 giugno all’Università di Bologna. L’indagine, ha riguardato 77 atenei (tra questi l’Università della Calabria, la Magna Graecia di Catanzaro e la Mediterranea di Reggio Calabria), ed ha coinvolto 299.320 laureati dell’anno solare 2021.

Laureati e lauree

I 77 atenei coinvolti nell’indagine, in cui consegue il proprio titolo circa il 90% dei laureati in Italia – si legge nel rapporto – si distribuiscono sul territorio nazionale con una certa omogeneità: 28 al Nord, 23 al Centro, 26 al Mezzogiorno. Sei di questi atenei (Bologna, Sapienza Università di Roma, Torino, Padova, Napoli Federico II e Milano Statale) nel 2021 superano i 10 mila laureati. Per quanto riguarda le calabresi, l’Unical ha sfornato 3.983 laureati, la “Magna Grecia" di Catanzaro 1.678, e la Mediterranea di Reggio 756.

Il complesso dei laureati si articola come segue: 168.685 laureati di primo livello (che rappresentano il 56,4% del complesso dei laureati del 2021); 34.510 magistrali a ciclo unico (11,5%); 95.252 magistrali biennali (31,8%); 111 nel corso pre-riforma in Scienze della Formazione primaria e 762 in altri corsi pre-riforma (che insieme costituiscono ormai solo lo 0,3% del totale).

Le noti dolenti

Il dato positivo, è che l’88,8% degli studenti è soddisfatto del rapporto con il docenti, e il 72% sceglierebbe di nuovo gli stessi studi e lo stesso ateneo.

La nota dolente è da ritrovarsi nella provenienza geografica dei laureati. Nel 2021 – si legge ancora nel rapporto - quasi la metà dei laureati (44,3%) ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha acquisito il diploma di scuola secondaria di secondo grado e un altro 25,8% si è spostato in una provincia limitrofa: ne consegue dunque che il 70,1% dei laureati ha studiato al più nella provincia limitrofa a quella di conseguimento del diploma. Dunque, la mobilità è in tendenziale aumento, ma le migrazioni per motivi di studio hanno una direzione sempre più chiara, e quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro- Nord: il 28% dei laureati che ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di un’altra regione (centro settentrionale), rispetto al 13,2% di chi ha conseguito il diploma al Centro e al 3,3% di chi ha conseguito il diploma al Nord.

Di quel 28% che da Mezzogiorno decide di partire per conseguire la laurea in altri atenei, il 16,1% scegli quelli del Nord e l’11,9% quelli del Centro.

«Posto a cento il numero di laureati che hanno conseguito il diploma in ciascuna delle tre ripartizioni, il saldo migratorio - calcolato confrontando la ripartizione geografica di conseguimento del diploma e della laurea - è pari a +23,1% al Nord, a +19,7% al Centro e a -25,7% al Mezzogiorno. Pertanto, per motivi di studio, il Mezzogiorno perde, al netto dei pochissimi laureati del Centro-Nord che scelgono un ateneo meridionale, oltre un quarto dei diplomati del proprio territorio».

Peraltro, chi parte verso il centro nord ha una provenienza sociale e culturale alta, il che significa – si legge ancora nel rapporto Almalaurea 2022 – che «nel passaggio tra il diploma e la laurea il Nord “guadagna”, a scapito del Mezzogiorno, capitale umano con un retroterra culturale ed economico più favorito».

E non è un caso se l’altro dato negativo certificato dal Rapporto sia legato al calo delle immatricolazioni rispetto al 2020/2021. Le università italiane contano una flessione del 3%, ma al Sud si arriva al 5%.