L’iniziativa a Campobasso. La giovane mamma calabrese pagò con la vita la scelta di ribellarsi al potere dei clan
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Più di 13mila persone hanno aderito alla petizione per intitolare una strada di Campobasso a Lea Garofalo, la donna uccisa dalla ‘Ndrangheta nel 2009 in Lombardia per essersi ribellata alla cultura mafiosa. Proprio a Campobasso pochi mesi prima di morire la Garofalo subì un primo tentativo di sequestro di persona.
Chi era Lea Garofalo
Testimone di giustizia sottoposta a protezione dal 2002, Lea - originaria di Petilia Policastro - decise di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Venne uccisa il 24 novembre 2009 in un appartamento in piazza Prealpi a Milano e il suo corpo bruciato nelle campagne di Monza.
«In tutta Italia si sono moltiplicate le iniziative per ricordare il coraggio di questa donna - ha spiegato il giornalista Paolo De Chiara, promotore della petizione su Change.org - che ha collaborato, da testimone di giustizia, con lo Stato, che ha svelato i lati oscuri della ‘Ndrangheta, che ha distrutto con la sua forza un intero clan, che ha rotto il maledetto codice mafioso. Anche a Campobasso, dove ha vissuto con la figlia Denise in via Sant'Antonio Abate 58 e dove ha subìto il tentativo di sequestro - ha concluso De Chiara - è necessario ricordare Lea con l'intitolazione di una strada. Una via che porta il nome di Lea Garofalo, vittima di ‘Ndrangheta, ancora non esiste nel capoluogo di Regione. È arrivato il momento di agire».