Campana, come molti altri centri montani calabresi, convive con un lento e inesorabile calo demografico. I numeri parlano chiaro: da 1.850 residenti nel 2014 si è scesi a 1.380 nel 2024, con appena 1.000 domiciliati effettivi. Una perdita netta di 470 abitatati in dieci anni, che colpisce soprattutto i giovani, laureati o famiglie in cerca di lavoro.

«Il calo demografico è costante. La nostra è una realtà ultra-periferica, con oltre il 30% della popolazione over 60 e a più di un’ora dal primo ospedale. In queste condizioni è difficile scegliere di restare», afferma il sindaco Agostino Chiarello. Nonostante le difficoltà, Campana offre anche spazi per chi vuole investire. «Oggi nel nostro territorio non esiste nemmeno una struttura ricettiva. Per questo abbiamo ristrutturato un palazzo storico che sarà per metà un B&B e per metà il Museo dell’Arte Contadina», racconta il sindaco.
Il progetto, una volta concluso, verrà affidato in gestione, con l'obiettivo di creare una vera occasione di impresa per i giovani del posto. A sostegno di chi lavora, l’amministrazione ha anche deliberato un salario minimo di 9 euro l’ora per tutti i lavoratori impiegati in servizi per conto del Comune o delle società esterne.
«Siamo solo tre comuni in tutta la provincia di Cosenza ad averlo fatto. È un segnale di rispetto verso i nostri lavoratori».

Si guarda, poi, anche al patrimonio culturale e naturale. «Abbiamo le Pietre dell’Elefante, un sito archeologico importante che potrebbe diventare un volano per il turismo e la microeconomia locale. Basta avere la forza di investire», aggiunge il primo cittadino.

La voce della gente: tra lavoro, silenzio e piazze vuote

A raccontare la quotidianità è chi Campana la vive ogni giorno. Un cittadino, tra i pochi rimasti, spiega: «La vita qui è semplice, monotona. Si lavora, si torna a casa e poi si passa un po’ di tempo in piazza o nei parchi. Le attività sono poche, la montagna è bella ma pesa». Chi è rimasto vede, però, anche delle possibilità, se supportate. «Una soluzione per restare? Riprendere la forestazione. Abbiamo risorse naturali non sfruttate. Si può creare occupazione per i giovani e fermare l’esodo», suggerisce un abitante di Campana.

Il problema resta sempre lo stesso: la mancanza di lavoro, l’isolamento viario. «I giovani vanno via perché qui non c’è niente: niente fabbriche, poche strade, siamo lontani dal mare e da ogni grande città. La nostra economia è fatta di pastorizia, agricoltura e qualche prodotto artigianale». Alla domanda su cosa chiederebbe al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, la risposta è netta: «Più risorse per i paesi montani. Serve tutelarli seriamente. La forestazione può essere la chiave per uno sviluppo sostenibile e vero».

Eppure, qualcuno ha scelto di tornare. Come il sindaco Chiarello, che nel 2014 ha lasciato Milano per rientrare a Campana. «È stata una scelta controcorrente, ma possibile. Io stesso ne sono la prova. Serve una visione di lungo periodo, non politiche spot».

Nel 2024 le nascite sono state 15, in crescita rispetto alla media sotto le 10 degli anni precedenti. Ma i decessi restano circa 50 all’anno, e il saldo negativo pesa. Per resistere, serve non solo attaccamento al territorio, ma strumenti concreti: lavoro, infrastrutture, servizi. E una politica che, finalmente, guardi verso l’alto. Verso la montagna.

Campana, comune montano della Sila greca, continua a perdere abitanti. L'assenza di lavoro, servizi e infrastrutture favorisce l abbandono, soprattutto da parte dei piu giovani