REGGIO CALABRIA - La "rimborsopoli" tutta calabrese si allarga a macchia d'olio. Ci sono altre 31 persone indagate nell'inchiesta sui presunti rimborsi irregolari ottenuti dai consiglieri regionali. Ai nuovi indagati vanno ad aggiungersi i 13 capigruppo, di varie legislature, coinvolti nell'inchiesta nei mesi scorsi. Si tratta di Giovanni Bilardi, Giuseppe Bova, Giampaolo Chiappetta, Vincenzo Antonio Ciconte, Alfonso Dattolo, Nino De Gaetano, Emilio De Masi, Luigi Fedele, Pino Gentile, Agazio Loiero, Sandro Principe, Alberto Sarra e Giulio Serra.

 

Proroga indagini. La Procura di Reggio Calabria ha infatti chiesto ed ottenuto una proroga del termine per la chiusura delle indagini. Proseguirà dunque per un altro paio di mesi l’inchiesta che sta facendo  tremare palazzo Campanella e i consiglieri regionali che negli ultimi anni si sono avvicendati tra i banchi della maggioranza e dell’opposizione. Per il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e per il pm Matteo Centini, che coordinano le indagini effettuate sul campo dagli uomini della guarda di finanza, il sistema è trasversale. Sul registro sono stati iscritti altri trentuno nomi che fanno salire a 44 il numero degli indagati totali. Tra di loro figurano 13 capigruppo. Senza alcuna distinzione di colore o di appartenenza politica, nel mirino ci sono due diverse legislature, quella che volge al termine e la precedente. La tesi dell’accusa è sempre la stessa e sembra una prassi consolidata: consiglieri regionali che si fanno rimborsare spese per attività che niente hanno a che fare con la politica. Nel calderone delle fiamme gialle è finito di tutto, persino fatture per l’acquisto di arredi per il bagno e detersivi.

 

La "censura" della Corte dei Conti. E mentre la procura della Repubblica tiene sempre accesi i riflettori sulle spese della casta, su palazzo Campanella si abbatte un nuovo fulmine. Arriva dalla Corte dei Conti che ha giudicato irregolare la gestione dei fondi affidati nel corso del 2013 ai gruppi consiliari. Oltre un milione e 300 mila euro la spesa rendicontata. Quanto basta per una censura che vale la trasmissione degli atti alla Procura delle Repubblica e una nuova tegola sull’astronave.