«Una visita medica, mentre frequentavo il terzo superiore, mi ha confermato che l’occhio destro non funzionava più. L’occhio sinistro si era addormentato. Inizialmente è stato molto difficile. Sono stato male. Faticavo ad uscire e a studiare. Poi mi sono reso contro che avrei dovuto affrontare la situazione». È questa la testimonianza di forza, dolcezza e tenacia di Francesco Criaco, ipovedente grave di Reggio Calabria, che sogna di diventare un assistente sociale e di aiutare gli altri. Affetto, come il fratello gemello Nicola, da maculopatia retinica pigmentosa degenerativa, da adolescente si è accorto di avere un uso, anche se minorato, del solo occhio sinistro.

«Ho fatto un percorso terapeutico e, anche grazie alla mia famiglia che mi è stata molto vicina, sono tornato a fare le cose che amavo, studiare suonare il piano, nuotare e anche semplicemente passeggiare. Certo, le difficoltà ci sono sempre state, ci sono e sono quotidiane però sono riuscito a superare questo ostacolo che resta giornaliero. Molte volte rimaniamo soli, ci sentiamo isolati e ci chiudiamo in noi stessi, quindi è bene imparare che, pur avendo un problema visivo, questo non deve ostacolarci né impedirci di trovare la nostra dimensione di libertà e autonomia. Adesso non vedo l’ora di laurearmi», racconta Francesco.

Oggi ha ventiquattro anni e sta mettendo a punto il suo progetto di tesi sul tema dell’Identità sociale della disabilità. Entro l’anno sogna di laurearsi e di completare il suo corso di studi in Scienze del Servizio Sociale presso l’Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria, supportato anche dal centro regionale di consulenza Tiflodidattica dell’Unione nazionale Ciechi e Ipovedenti con sede a Reggio.

«Sono molto contento della tesi che mi sto accingendo a scrivere, grazie agli strumenti fornitimi ultimamente dalla Regione Calabria, ossia il video ingranditore portatile con il supporto, ossia il tablet che porto con me per appuntarmi alcune cose e il computer con la sintesi vocale, e al supporto che mi sta dando il centro per il loro utilizzo. Io posso studiare solamente con dispositivi informatici. Sui libri tradizionali, la mia vista non me lo consente», spiega Francesco.

«Conosco Francesco e Nicola da quando sono piccoli. Sono stati fuori per un periodo e siamo stati sempre rimasti in contatto. Adesso – racconta Lavinia Garufi, responsabile centro di consulenza Tiflodidattica della Calabria - abbiamo ripreso attivamente il percorso di affiancamento e c’è questo traguardo significativo della laurea in vista. La strumentazione tifloinformatica viene molto in aiuto agli studenti con disabilità visiva, attraverso i computer con barra braille, i tablet con video ingrandito e software specializzati. Ci sono anche i libri in braille e i libri informatici che, attraverso la sintesi vocale, facilitano gli studenti. Sia gli ipovedenti che i non vedenti possono, altresì, scrivere imparando l’uso della tastiera tradizionale e acquisendo la conoscenza del posizionamento delle lettere con appositi tutorial. Per gli ipovedenti anche la lettura è possibile, agevolata dai caratteri ingranditi e dalla sintesi vocale, utilissima anche per le persone non vedenti. Si tratta di esperienze che concorrono a conseguire l’indipendenza e l’autonomia delle persone con disabilità visive. Obiettivi che restano prioritari per il centro istituito dall’Uici a Reggio, ma operativo per tutta la regione, come punto di riferimento per le famiglie e le scuole. La mia attività è infatti itinerante e il nostro scopo è quello di informare capillarmente il territorio regionale sull’esistenza di questi sussidi e di offrire consulenze sul loro corretto utilizzo e sulle modalità di accesso ai servizi disponibili», conclude Lavinia Garufi, responsabile centro di consulenza Tiflodidattica della Calabria.