VIDEO | Omaggiati anche gli uomini delle scorte e il magistrato Francesca Morvillo. Il procuratore: «Senza fiducia dei cittadini nessun contrasto alla criminalità organizzata è possibile»
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La gioia, le note, i canti e le riflessioni dei giovani ma anche la solennità e le note del Silenzio al momento della scopertura della targa e della benedizione dell’arbusto piantato nel trentennale delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, consumatesi nel 1992 a Palermo. Alla presenza delle autorità e delle delegazioni di alcune scuole della città, oggi su iniziativa della questura a piazza Castello a Reggio Calabria, dove insiste la sede storica del tribunale che oggi ospita la Corte d’appello, sono stati ricordati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e le scorte composte da Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, "esempi eterni di coraggiosa e consapevole coerenza". Una targa è stata apposta accanto ad una palma piantata per l’occasione.
Stagi di mafia, l'omaggio di Reggio
«Abbiamo voluto onorare così la memoria dei magistrati impegnati nella lotta alla mafia e dei colleghi che hanno sacrificato la loro vita per difendere quella di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Abbiamo scelto di piantare una palma – la Cicas revoluta – nota per la sua durevolezza, quale simbolo della perennità di una memoria che non dovrà cedere all’oblio. Abbiamo profondamente sentito questo gesto anche perché proprio a Reggio Calabria la questura garantisce oltre 35 servizi di scorte e tutela a magistrati, personaggi politici, testimoni di giustizia, cittadini. Abbiamo dunque ritenuto doveroso tributare un omaggio a coloro che hanno perso la vita onorando un impegno, ancora intensamente profuso da altri sempre con discrezione e devozione. Valore particolare assume, oggi, la presenza di gruppi di studenti, dal momento che la memoria è un valore da coltivare e da tramandare», ha sottolineato Bruno Megale, questore di Reggio Calabria.
«Siamo stati onorati di accettare l’invito della questura e siamo molto contenti di essere qui con il coro Doremi e con l’orchestra della nostra scuola. Questi momenti sono di fondamentale importanza per il percorso di crescita dei nostri ragazzi», ha sottolineato Adriana Palumbo, vicepreside dell’istituto comprensivo De Amicis – Bolani di Reggio Calabria.
Reggio, Piazza Castello espande la sua memoria
Piazza Castello di Reggio Calabria così estende la sua memoria già alimentata dalla teca dedicata alla passione per il volo del piccolo Gianluca Canonico, ucciso nel rione pescatori a soli dieci anni nel 1985, dal largo Demetrio Quattrone, ispettore del lavoro ucciso nel 1991, e dal percorso educativo “Mnemosine: raccontando la storia di…” che anni fa l’associazione il Pesce Rosso aveva promosso per le scuole.
Una memoria che è anche monito a fare il proprio dovere e a proseguire nel solco di una visione di contrasto alle mafie, all’epoca lungimirante al punto da diventare scomoda.
«Non possiamo dimenticare ciò che Falcone ha fatto»
«La consapevolezza che per contrastare efficacemente la mafia non fosse sufficiente un unico ufficio ma fosse necessario un coordinamento delle attività investigative contro le mafia. Non si tratta di un fenomeno locale ma di un fenomeno che si proietta in Italia, in Europa e nel mondo. Questa sua consapevolezza, unitamente all’altra relativa alla necessità di aggredire i patrimoni lo resero un bersaglio per Cosa Nostra. La memoria deve tenere vivo tutto quanto fatto da Giovanni Falcone, che è stato tanto. Giovanni Falcone, nonostante sia stato accusato di averlo fatto, non cercava il consenso ma la fiducia della cittadinanza. Senza di essa, nessun contrasto delle forme di criminalità organizzata, in particolare della ‘ndrangheta, è possibile», ha sottolineato Giovanni Bombardieri, procuratore della Repubblica di Reggio Calabria.
«Giovanni Falcone sarà sempre un nostro punto di riferimento, specie in una terra come questa, ancora costretta a fare i conti con dei mali atavici. Mali che noi ogni giorno combattiamo facendo il nostro dovere», ha concluso il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani.