Un incontro con gli studenti per raccontare l’impegno del network e quanto il giornalismo possa incidere sul territorio. L’istituto Iiis Polo Amantea ha ospitato LaC per due chiacchierate con le classi quarte e quinte liceo con il vice direttore Pablo Petrasso. Un dialogo interessante voluto dalla dirigente scolastica Angela De Carlo e da Giuseppe Bornino, docente e orientatore di istituto che hanno entrambi sottolineato l’importanza dell’informazione in una terra bellissima ma complicata come la Calabria.

Tanti gli spunti emersi in quattro intense ore in cui gli studenti hanno avuto modo di “vedere” come nasce un’inchiesta e, da parte loro, spiegare quali sono i canali che seguono per tenersi aggiornati.

«Ci sono inchieste che nascono per approfondire fatti di cronaca e altre che iniziano per pura curiosità – ha spiegato Petrasso ai ragazzi – ma quasi nessuna si può concludere senza un vero lavoro di squadra. Tutto ormai è interconnesso: serve la condivisione di informazioni e competenze». Un esempio: partendo dalla tragica storia di Antonio Bellocco, rampollo di un clan di ’ndrangheta ucciso a Cernusco sul Naviglio, e usando i social, sarebbe stato possibile ricostruire la sua rete di amicizie e il percorso che lo ha portato ad assumere il comando degli ultrà dell’Inter addirittura prima di quanto fatto dalle inchieste della magistratura.

Essenziale puntare sulla collaborazione anche nel tentativo di spiegare i fenomeni criminali: «La ’ndrangheta è diventata una holding globale e ricicla denaro in tutto il mondo: anche per questo è importante il confronto con colleghi che siano in grado di interpretare il fenomeno al di là dei confini calabresi e nazionali». Studio dei documenti, utilizzo dei media e lavoro sul campo: la ricetta (tra antico e moderno) è questa.

Gli studenti hanno chiesto chiarimenti su come i giornalisti trovino e valutino le notizie e sui passaggi che riguardano la verifica delle informazioni prima della pubblicazione. Si sono, poi, chiesti se sia possibile affrontare i temi in maniera neutrale e quanto conti, nel lavoro quotidiano dell’informazione, dare spazio a tutte le opinioni. Ma hanno anche spiegato, da parte loro, quali sono i canali attraverso i quali provano a tenersi informati: i social come Instagram e Tiktok innanzitutto, modelli di comunicazione più immediati che rimandano alla consultazione delle pagine web per eventuali approfondimenti. Meno frequente il ricorso al telegiornale (più che altro per consuetudini familiari) o ai giornali cartacei, che ormai sembrano essere scomparsi dall’orizzonte dei più giovani.

Il senso della giornata era forse soprattutto questo: un venirsi incontro e andare incontro agli studenti, come hanno chiarito la dirigente De Carlo e il docente Bornino.

Chiusura con un altro esempio, un’inchiesta sulle fake news a partire da un tema gastronomico: sarà vero che la pizza è sempre stata il grande classico della cucina italiana che raccontiamo oggi? La risposta è No e ci sono motivi storici, reportage giornalistici e romanzi che lo spiegano bene. Anche questa è un’inchiesta che mescola storia dell’alimentazione, letteratura e storia dell’emigrazione. Per l’ultimo ingrediente, il lavoro sul campo, ci sono le pizzerie.