Carlo Tansi, responsabile della Protezione civile calabrese, nel pomeriggio di ieri, era ritornato sulla polemica lanciata pochi giorni fa dal suo profilo Facebook con la quale minacciava le sue dimissioni. E lo ha fatto da Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia, nell'ambito della seconda giornata della kermesse culturale Tf Leggere&Scrivere.

 

Qui, il numero uno della Prociv, aveva rimarcato: «Vengo dal Cnr. La Regione, non solo la nostra, non è come il Cnr. Appena sono arrivato in Protezione civile ho trovato 180 dipendenti - la Lombardia ne ha 40 con una popolazione 4 volte superiore alla Calabria - : 91 dipendenti sono al centralino, si “imboscano” dietro la scrivania. 30 sono autisti non specializzati e non possono, quindi, guidare mezzi speciali per il soccorso. Ma ancora c'è una sfilza di amministrativi senza qualifica». Eppure, nonostante l’organico, basta un acquazzone per bloccare la centrale operativa del dipartimento di Protezione civile.

 

Un argomento che continua ad alimentare la preoccupazione dei calabresi. A tal proposito è intervenuto anche Nicola Irto, in qualità di presidente del Consiglio regionale: «La materia della Protezione civile – ha precisato -  è troppo delicata per essere fatta oggetto di polemiche ed esternazioni che risultano fini a se stesse, quando non sono volte a un'effettiva soluzione dei problemi che affliggono la Calabria. La difesa del territorio, in una regione più volte ferita dalla violenza della natura e dall'incuria colpevole dell'uomo, costituisce un dovere di fronte al quale perdono di rilievo le posizioni personali di chi si assume responsabilità politiche e amministrative».

Un insieme di questioni delicate che dovrebbero essere oggetto di dibattito in Consiglio: «È infatti l'aula di Palazzo Campanella la sede politica e istituzionale nella quale vanno affrontate, con la serietà e la solennità che tali problematiche richiedono, le insufficienze e le criticità del sistema. Ed è nell'aula del Consiglio che trovano rilevanza e legittimazione fatti e circostanze altrimenti destinati a rimanere meri sfoghi personali».

 

 «Al contempo – ha sostenuto ancora il presidente Irto - non è solo un diritto ma anche un bene per la democrazia calabrese che i consiglieri, dentro e fuori dall'aula, esercitino le funzioni ispettive e di vigilanza che vengono attribuite loro dall'ordinamento regionale. Le prerogative dei consiglieri e la loro autonomia, politica e di espressione costituiscono beni fondamentali della nostra democrazia, a tutela della quale risulta inammissibile ogni sconfinamento. Specie quando si discute di temi rilevanti per l'intera comunità calabrese, che dal Consiglio regionale è rappresentata, come puntualmente rimarca fin dall'inizio della legislatura il presidente della Regione».