VIDEO | Si parte con la “chiamata dalla Madonna” al giovedì santo, coi cassanesi devotissimi all’Addolorata. Al venerdì gli incappucciati si percuotono per “voto”. Mons. Savino: «Processione dedicata a chi soffre». Papasso: «Sempre più cassanesi hanno bisogno del conforto della Chiesa»
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Non sono di certo un venerdì – ma anche un giovedì – santo qualunque quelli che trascorrono a Cassano allo Ionio. La processione dei misteri e, la sera prima, la “chiamata della Madonna”, sono parte integrante delle tradizioni e delle ritualità della Settimana Santa che attinge a modi radicati nella cultura mediterranea e medievale. E quello dei flagellanti è un rito purificatore e penitenziale, che affonda le profonde radici anche nell’influenza della dominazione spagnola. I riti che si celebrano nella Settimana Santa di Cassano – da decenni – sono continuo oggetto di studio da parte di ricercatori di tutto il mondo. I flagellanti sono una sorta di «cantori delle passioni» e con i portatori delle varette, le statue che rappresentano la Passione di Cristo, i cantori ed i fedeli compongono insieme alle istituzioni religiose ed ecclesiali, un lungo corteo che ripercorre la Via Crucis.
La figura centrale della processione che ripercorre gli ultimi, drammatici, momenti della vita di Gesù Cristo è la cosiddetta “disciplina”, ovvero il fedele incappucciato che lungo tutto il tragitto si percuote ininterrottamente il petto e le gambe con dei flagelli realizzati in ferro battuto a cinque lingue. Negli anni, lo ricorda il sindaco, i flagellanti sono cresciuti di numero proporzionalmente con le crisi valoriali ed economiche che stanno gravando sul nostro tempo. Le discipline compaiono la sera prima, il giovedì santo, coi suonatori di troccola, prima della celebre “chiamata”. Il sacerdote, durante la predica chiama la Madonna Addolorata per consegnarle suo Figlio crocifisso.
I flagellanti, ancora prima, al buio, vicino alla basilica minore, la cattedrale di Cassano che è situata alle porte del centro storico, compiono il rito della vestizione, intimo e riflessivo. Indossano una tunica bianca, detta u cipudduzzu, un cordone come cintura ed il cappuccio. Per tutta la processione del giorno seguente, si percuoteranno per “voto”. Lungo il percorso che parte dal sagrato del duomo e si snoda prima per le tortuose vie del centro storico, con al seguito migliaia di fedeli, vede in testa le varette, poi il Cristo morto sostenuto da quattro flagellanti, il vescovo e dietro la statua della Madonna Addolorata risalente al Seicento.
Mons. Savino: «Processione dedicata a chi soffre»
La processione della Madonna Addolorata appartiene, dice mons. Savino ai microfoni di LaC News24 «al cuore della tradizioni molto care a Cassano. Rappresenta la sintesi di tutti i dolori che hanno attraversato nel tempo questo martoriato territorio. Maria piange suo figlio, ma piange anche tutti i “crocifissi di carne” che ancora oggi ci sono qui e nel mondo».
«Questo – spiega mons. Francesco Savino – è un momento delicato, penso all’Ucraina, alla Terra Santa, alla striscia di gaza, al Mar Rosso, ai conflitti dimenticati nel mondo. La guerra è desolazione, è morte e la corsa agli armamenti non è una soluzione. Aver investito il 2% del Pil in armi è una follia. Come dice papa Francesco, dobbiamo tornare alla diplomazia. Voglio vivere questa processione in comunione, abbracciando tutti quei territori sui quali oggi si consumano le guerre. Voglio vivere questa processione – chiosa il vescovo della diocesi Cassano allo Ionio – immaginando che il dolore di Maria è quello dell’umanità sofferente e di tutti i popoli in guerra. Sono convinto che la maggior parte dei cassanesi è buono, mite, solidale. Il popolo cassanese è meraviglioso».
Papasso: «I flagellanti sono in aumento, segno che la gente ha bisogno di aiuto»
Anche il sindaco, Gianni Papasso, sottolinea come i cassanesi siano legatissimi alla Madonna Addolorata in una tradizione «millenaria che si ripete ogni anno ed attira tanta gente». A tal punto, ricorda il primo cittadino di Cassano, da interessare la Bbc che «qualche anno fa è venuta in città a realizzare un documentario sulla processione dei flagellanti». «Anche giovedì sera la cattedrale era gremita di gente – prosegue Papasso – per via della chiamata della Madonna, quando il sacerdote consegna a Maria suo Figlio». «Chi si incappuccia – conclude Papasso accennando ad un’analisi sociologica – ha bisogno di sostegno da parte delle istituzioni religiose e si percuote per chiedere aiuto e protezione. Ciò che preoccupa è che col passare degli anni i flagellanti aumentano. Significa che ci sono disagi, povertà, malattie che inducono il cittadino a raccogliersi attorno alla Vergine Maria».