Sembra quasi un progetto preciso, per quanto non se ne capisca la ratio: la riaffermazione dell’italianità che rischia di cancellare piccoli pezzi del Paese. La chiamerebbero eterogenesi dei fini: in nome del sovranismo il vicepremier Matteo Salvini chiede da Porta a Porta che le classi siano a maggioranza di italiani. Il rischio, però, è che in tanti borghi le scuole chiudano i battenti.

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara si allinea nel giro di poche ore e rilancia: troppi ragazzi stranieri porterebbero addirittura «disgregazione e caos», concetti che il capo del dicastero lega alla «realizzazione della società del melting pot, dove ognuno pensa e fa ciò che vuole».

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Dalla Calabria arrivano esempi di segno opposto: si direbbe di aggregazione e opportunità di crescita, visto che proprio grazie alla presenza di alunni stranieri in alcuni borghi le classi sono rimaste aperte. C’è, tanto per iniziare, un record segnalato nel Dossier Immigrazione 2018: nell’anno scolastico 2017-2018 nella scuola primaria di Sant’Eufemia a Lamezia Terme era presente una classe con 34 bambini di cui 30 erano di nazionalità cinese.

LaC News24 ha raccontato una storia di rinascita ad Acquaformosa. Giovanni è il simbolo della resistenza del piccolo centro arbereshe del Cosentino. È il primo ragazzino nato ad Acquaformosa dai progetti di accoglienza: sono passati 13 anni e dal borgo ai piedi del Pollino sono passati 3.200 migranti di 70 nazioni. «La nostra popolazione – racconta l’ex sindaco Giovanni Manoccio – è migliorata attraverso l’inclusione di questi nostri cittadini». Dato da non sottovalutare: le aree interne della Calabria sono vicine al punto di non ritorno. Si svuotano di persone e di servizi. Ad Acquaformosa – e prima ancora a Riace e Camini – si è creata economia attorno all’accoglienza e «un sistema che ha consentito di conservare un servizio primario come la scuola». È questa una delle chiavi del contrasto allo spopolamento.

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Cerzeto non è distante da Acquaformosa. Ha una storia più difficile: una frana ha accelerato lo svuotamento di un borgo che, senza l’accoglienza, non esisterebbe. Lo dice il sindaco Giuseppe Rizzo: «Dà vita e colore ai cittadini di Cerzeto. Naturalmente senza i bambini stranieri sarebbe impossibile tenere aperte le scuole. L’innesto numerico è importante ma c’è anche quello culturale: vedere questi ragazzi che si integrano e parlano un nigeriano con inflessioni arbereshe è una cosa bella, che ti riempie il cuore perché alla fine si diventa un’unica comunità. Cerzeto è diventato un paese multiculturale».

La multiculturalità, però, non piace al governo. La frase di Salvini sulle aule a maggioranza italiana richiama i decreti che, negli anni scorsi, hanno chiuso progetti di accoglienza diffusa presenti sul territorio della Locride. In quei casi, a Riace e Camini, l’allontanamento delle famiglie migranti ha portato alla chiusura, per mancanza di iscritti, di numerose scuole nei paesini che avevano trovato nuova linfa dalle famiglie provenienti da Medio Oriente e Africa.

A Riace erano i bimbi migranti a garantire il numero minimo di iscritti per garantire almeno il sistema delle pluriclassi: senza migranti i ragazzini del borgo sono stati costretti a trasferirsi in bus nella frazione marina. Ai due ministri potranno sembrare piccoli disagi: per un territorio che si spopola diventano disastri.