La crisi idrica dell'invaso mette a rischio famiglie e aziende agricole. Un disastro ambientale che minaccia di distruggere l'economia locale. Calo nella produzione del bergamotto
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È un'emergenza senza fine quella della terribile siccità che sta colpendo tutto il Sud Italia, ed in particolare la Calabria, dove a pagare il prezzo più caro sono la città di Reggio e la costa jonica reggina.
Le notizie e le immagini che arrivano dal territorio sono allarmanti. L'Oasi Naturale del Pantano di Saline Joniche è completamente a secco. Dell'ultima testimonianza delle celebri saline di Reggio, che fiorirono fino al Settecento, resta oggi solo un deserto di sabbia e terra arida. Quest’area, un tempo al centro di attività come la raccolta del sale e la coltivazione del gelsomino, oggi costituisce una zona umida di grande importanza. Questa Oasi naturale è infatti l'habitat prediletto per molte specie di uccelli acquatici, che utilizzano quest'area come tappa nei loro spostamenti migratori annuali. Oasi che, ad oggi, nei fatti, non esiste più: un vero e proprio disastro ambientale causato dalla siccità e che, a causa della stessa, passa in secondo piano, dal momento che centinaia di migliaia di persone, se la situazione non cambierà drasticamente, rischiano seriamente di rimanere senza un goccio d’acqua.
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Ma a destare la più forte preoccupazione è il livello allarmante dell’invaso del Menta. Dalla costruzione della diga, l’acqua non aveva mai raggiunto un livello così basso. Ad oggi, secondo quanto appurato, si attesterebbe al 30% circa rispetto al livello dello scorso anno. Dall’invaso del Menta dipende non solo la città di Reggio, la più popolosa della Calabria, ma anche tutti i comuni delle vallate del Tuccio e dell’Amendolea. A rischio non è, quindi, solo la sopravvivenza di famiglie e cittadini, ma anche l’intero indotto economico derivante dal comparto agricolo ed in particolare dalla coltivazione di bergamotto, che l’anno scorso ha visto un calo dell’80% circa a causa delle fortissime ondate di calore che ne hanno letteralmente bruciato i frutti.
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È una corsa contro il tempo per correre ai ripari, cercando fonti alternative ed applicando rigide turnazioni orarie di apertura e chiusura dei serbatoi. In queste ultime settimane Sorical ha riattivato decine di pozzi dismessi, altrettanti pozzi privati sono stati requisiti e le loro acque canalizzate nelle condotte comunali. Si stanno conducendo forsennatamente anche nuove indagini geologiche al fine di trovare nuove falde acquifere per aprire nuovi pozzi. I Comuni, dal canto loro, cercano di garantire il minimo indispensabile con l’uso di cisterne ed autobotti. Soluzioni tampone che, però, possono mitigare solo in parte gli effetti di questa prolungata siccità. Nonostante le allerte maltempo, a queste latitudini si sono viste solo due gocce d’acqua che, però, non hanno portato alcun beneficio.
L’emergenza durerà ancora, purtroppo, e si spera per poco. Ma qualora dovesse continuare di questo passo anche nel mese di settembre, si apriranno scenari inimmaginabili.