Dal 1996, il 21 marzo si celebra la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Alla vigilia di questa importante ricorrenza, abbiamo chiesto a monsignor Antonio Staglianò, presidente della Pontificia accademia di teologia, una riflessione in merito. 

«La giornata della memoria per le vittime innocenti delle mafie - esordisce il vescovo - diventa anno dopo anno un grande appello alla nostra coscienza e alla nostra libertà di esseri umani. Molto spesso, si dice che nel mondo non ci possa essere pace se non c'è giustizia». 

«Le vittime innocenti della mafia invocano giustizia dalla terra. Questa giustizia però - chiarisce monsignor Staglianò - non è vendetta, ma è straordinariamente perdono
Gesù dice "amate i vostri nemici e fate del bene a chi vi fa del male". Il perdono cristiano è una profezia, è la sfida che Dio lancia all'uomo: attraversando la via del perdono, si arriva al recupero dell'umanità di chi ci ha aggredito o ucciso».

Monsignor Staglianò cita l'esempio virtuoso di don Pino Puglisi assassinato dalla criminalità organizzata campana il 15 settembre del 1993. «Don Puglisi raccolse le sue parole prima di morire in un sorriso, un sorriso che annunciava il perdono e con il quale è riuscito a scavare nella coscienza del suo assassino, recuperandolo alla condizione umana».

Quindi, l'invito finale: «Dobbiamo lavorare sulla nostra capacità di perdonare le ingiustizie del mondo perché, soltanto perdonando, recupereremo l'umanità necessaria. I giudici assassinati dalla mafia come Livatino, Falcone e Borsellino, ci chiedono di non dimenticare che è nostro dovere essere sensibili nei confronti della sofferenza altrui».