"Nei giorni scorsi nell'ospedale di Corigliano Calabro, una ragazza nigeriana incinta trasportata dal 118 in seguito ad una chiamata degli operatori dell'Associazione 'don Vincenzo Matrangolo' che gestiscono il progetto di accoglienza del comune di San Giorgio Albanese, veniva sottoposta ad un trattamento vergognosamente discriminatorio da parte di due dipendenti del reparto di Ostetricia del nosocomio". Ad affermarlo è Giovanni Manoccio, delegato all'immigrazione del Presidente della Regione Calabria, in una nota nella quale specifica di essere "venuto a conoscenza della vicenda attraverso una lettera inviatami dalle operatrici dello Sprar di San Giorgio Albanese presenti all' accaduto".   

 

"Le ostetriche in questione - prosegue - con un comportamento irrituale e razzista allarmavano l'intero reparto sulla positività alla tubercolosi e sul contagio che derivava dal trattamento della paziente, creando paure infondate nella comunità ospedaliera. Le stesse, nei giorni successivi, senza nessun rispetto della puerpera allarmavano anche la comunità di San Giorgio con notizie prive di fondamento sulla gravità infettiva della paziente. Trasferita nel reparto di Ostetricia dell'ospedale Annunziata di Cosenza, naturalmente la signora è arrivata provata, stanca, spaventata e in forte agitazione, tant'è che il bimbo nasceva con parto cesareo. Il giorno seguente l'accaduto numerose mamme di San Giorgio si sono recate nel plesso scolastico allarmate dalle notizie diffuse dalle due ostetriche, pensando ad una trasmissione della tubercolosi attraverso i figli degli altri ospiti in accoglienza. A nulla è valsa la documentazione prodotta dall'Asp di Napoli nella quale veniva evidenziata la non contagiosità della malattia. Nella fattispecie oltre ad evidenziare la totale assenza di professionalità del reparto di Corigliano vi è da valutare la operosità e l'ottima preparazione del reparto dell'ospedale di Cosenza".   

 

"Nei prossimi giorni - conclude Manoccio - inoltrerò formale denuncia alla Procura della Repubblica, ed inoltre chiederò l'intervento del direttore dell'Asp di Cosenza e dell'ufficio antidiscriminazione dell'Unar di Roma per aprire un procedimento nei confronti delle persone che oltre ad aver omesso di fatto l'assistenza alla signora, hanno anche prodotto un allarme sociale nella propria comunità".