Oltre duemila persone si sono ritrovate questa mattina in piazza Resistenza a Crotone per festeggiare il compleanno di Dodo', il piccolo Domenico Gabriele che all’età di 11 anni fu ucciso su un campo di calcetto dai colpi di fucile esplosi nel corso di un regolamento di conti tra bande mafiose.

 

Dodo' avrebbe compiuto oggi diciotto anni e i genitori Giovanni e Francesca Gabriele hanno voluto ricordare il figlio con una manifestazione di piazza alla quale hanno partecipato centinaia di studenti delle scuole crotonesi ma anche tanta gente comune, i sindaci del territorio e di altre zone della Calabria, il prefetto di Crotone, Vincenzo De Vivo, gli ex prefetti di Crotone, Vincenzo Pani'co e Maria Tirone, l'onorevole Angela Napoli, il sostituto procuratore generale Salvatore Curcio (che ha sostenuto l'accusa nel processo per l'omicidio di Dodo'), il magistrato della Dda Emilio Le Donne, don Pasquale Aceto di Libera Crotone, il presidente della Provincia di Crotone, Francesco Parise, il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, i testimoni di giustizia Tiberio Bentivoglio e Rocco Mangiardi, Fabrizio Gallo presidente della commissione di protezione internazionale di Crotone. Presenti anche i genitori di molte vittime innocenti di mafia che hanno dato la loro testimonianza per indicare ai tanti ragazzi in piazza Resistenza la strada giusta da percorrere. Intensa la commozione allorquando sul palco è stata data lettura dei nomi di 108 bambini, vittime innocenti di mafia, o quando gli ex compagni di scuola di Dodo' hanno ricostruito, con una rappresentazione teatrale, la vita di una classe per raccontare al loro sfortunato amico quello che avevano fatto in questi anni in cui lui non c'era più.

 

"Il tuo papà e la tua mamma ci hanno invitato a non dimenticare, ma soprattutto a fare. Ad impegnarci contro le mafie", ha detto don Luigi Ciotti di Libera, associazione contro le mafie, prendendo la parola sul palco. "Questo 17 ottobre sia veramente un momento di festa - ha spiegato don Ciotti - ma anche di consapevolezza. perché' il miglior modo di fare memoria è quello di fare la nostra parte. Colpire i bambini è l'offesa più grave della vita: non dimenticatelo mai. Fare memoria non significa fare celebrazioni. Il problema più grande non è chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare. L’omertà - ha concluso il sacerdote - uccide la speranza delle persone, noi dobbiamo uccidere l’omertà avendo il coraggio di avere più coraggio. Il coraggio dell'impegno quotidiano".