«Tanto si sa chi è il santo protettore dei cinghiali in Calabria: san Giacomo da Rosarno». Il consigliere regionale Pietro Molinaro non la tocca piano, e durante il collegamento di oggi a Dentro la Notizia, su LaC Tv, punta il dito contro quello che a suo dire è il principale responsabile dei ritardi accumulati dalla Regione Calabria.

Sotto il velo del suo sarcasmo si cela la figura del dirigente regionale Giacomo Giovinazzo, appunto di Rosano, a lungo alla guida del dipartimento Agricoltura, poi trasferito alla guida dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Arcea). «Sono arrabbiato per i ritardi – ha sottolineato Molinaro -. Il problema dei cinghiali era già chiaro nel 2017. Sono passati 7 anni e non è stato fatto nulla da assessori, direttori generali e diversi funzionari della Regione, che hanno sottovalutato il problema. Significa che se vogliamo metterci davvero mano dobbiamo cambiare uomini e anche registro. Il santo protettore dei cinghiali si chiama san Giacomo da Rosarno, che per troppo tempo ha avuto responsabilità in questo settore. Se la politica vuole davvero affrontare il problema deve avere il coraggio di giudicare certi dirigenti e intervenire». Un attacco mirato che, particolare da non sottovalutare, viene da un esponente della maggioranza di Occhiuto, sebbene appartenga al gruppo politico della Lega che nelle ultime settimane, complice la campagna elettorale per le Europee e il nodo dell’Autonomia differenziata, è spesso venuta ai ferri corti con il governatore.

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Molinaro è intervenuto nel corso della striscia di approfondimento giornalistico di LaC Tv, condotta oggi da Enrico De Girolamo, che ha acceso i riflettori sulla protesta degli agricoltori che oggi ha animato le strade della provincia cosentina in occasione di una mobilitazione che ha avuto nel mirino proprio gli enormi danni causati al comparto dalla proliferazione incontrollata dei cinghiali e i ritardi accumulati nella gestione del problema da parte della Regione.

Alla trasmissione hanno preso parte anche Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, e Giuseppe Giordano, presidente di Federcaccia Calabria, intervistati da Salvatore Bruno. «Dove c’è agricoltura non possono esserci i cinghiali – ha sentenziato senza mezze misure Aceto -. Ecco perché chiediamo che gli abbattimenti vengano autorizzati tutto l’anno in quelle zone dove è conclamata la presenza eccessiva di ungulati. Chiediamo che, oltre ai cacciatori, vengano coinvolti anche gli agricoltori, ovviamente con i necessari permessi. Inoltre vanno istituiti dei gruppi di guardie venatorie, composti anche da agricoltori, che possano intervenire tempestivamente, nell’arco di 48 ore, per fronteggiare le situazioni di maggiore criticità. Non si può aspettare l’apertura della caccia. Non accettiamo più compromessi. E nel documento che abbiamo sottoposto alla Regione ci sono tutte queste cose».

Dal canto suo, il rappresentante di Federcaccia ha rimarcato che «i cacciatori sono l’unica soluzione al problema cinghiali». «Altre soluzioni non ce ne sono - ha concluso Giordano -. Ecco perché è necessario togliere il limite di tre mesi alla “braccata”, cioè le battute di caccia cooperative. Dateci gli strumenti e faremo la nostra parte fino in fondo». Per rivedere la puntata, visita LaC play