VIDEO | L'ex sindaco del paese della Locride simbolo dell'accoglienza ai migranti è stato ospite dell'associazione "25 Aprile - Marco De Simone" in occasione della presentazione del libro "Processo alla solidarietà"
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Quando gli chiedono un selfie insieme, o una dedica sul suo libro “Il fuorilegge”, si mostra quasi meravigliato. Mimmo Lucano arriva a Corigliano-Rossano per partecipare alla presentazione del volume “Processo alla solidarietà. La Giustizia e il caso Riace”, ma prima di sedersi al tavolo dei relatori fa in modo di accontentare tutti. È la star indiscussa della serata, anche se i suoi modi sono tutt’altro che da star. Il suo è l’atteggiamento di un uomo che tutta questa fama non l’ha voluta né cercata. «Ho fatto solo quello che era giusto», dice.
Al centro del dibattito c’è il libro, pubblicato di recente da Castelvecchi, che racconta in maniera puntuale la vicenda giudiziaria cominciata nel 2016, con un processo che ha messo sotto accusa l’ex sindaco di Riace assieme ad altre 17 persone e l’intero modello di accoglienza e integrazione creato nel paesino della Locride. Ieri esempio in Italia e nel mondo, oggi additato a sistema criminale, pur nell’assenza di qualsiasi prova a sostegno, come si evidenzia nel volume a cura di Giovanna Procacci, Domenico Rizzuti e Fulvio Vassallo Paleologo che descrive pagina dopo pagina il paradosso di una giustizia ingiusta. Manifestatasi già in una condanna in primo grado a 13 anni e 2 mesi per Lucano, condanna abnorme che da più parti ha fatto gridare allo scandalo, e in una nuova requisitoria che replica in pieno lo schema precedente, in seguito alla quale è attesa la pronuncia dei giudici d’appello.
Un’attesa che Lucano vive senza troppi patemi, quasi con rassegnazione, pur nella speranza di un capovolgimento totale dell’esito: «Ormai mi sono abituato, me ne sono fatto una ragione – afferma –. Ho già avuto delusioni».
E nonostante le delusioni, non perde la speranza nell’umanità: «Io ci credo, per me è una cosa istintiva. Quella di Riace è stata un’esperienza che ha trasmesso un messaggio a tutti: che le aree fragili della Calabria, dove ci sono stati forti fenomeni di spopolamento, possono rinascere. Non è retorica dire che i migranti sono preziosi cittadini».
E su Steccato di Cutro dice: «Ci insegna ancora una volta che in queste occasioni noi calabresi non rimaniamo mai indifferenti. Ma le parole che provenivano dai “quartieri alti” sono un incubo dentro la mia testa. Anche un solo essere umano vale quanto tutto il mondo e bisogna fare di tutto per salvare queste persone. Chi parte lo fa perché non ha alternativa».
Il libro raccoglie diversi contributi, tra cui uno a firma dell’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, presente ieri all’incontro. Assieme a lui, la giornalista del Sole 24 Ore Donata Marrazzo, il presidente dell’associazione Mondiversi Antonio Gioiello e l’ex dirigente scolastica Adriana Grispo. Un dibattito vivo e molto partecipato quello organizzato dall’associazione “25 Aprile – Marco De Simone”, il cui presidente Marco Palopoli ha introdotto i lavori, coordinati dalla giornalista di LaC News24 e Cosenza Channel Mariassunta Veneziano. Presente anche l'assessore del Comune di Corigliano-Rossano Tatiana Novello, che ha portato i saluti dell'amministrazione e partecipato con una sua riflessione sul caso Riace.
«Non è vero che le sentenze non si commentano, al contrario – afferma Palopoli –. Soprattutto sentenze come questa che riguarda Lucano. Un caso giudiziario assurdo che vede al centro un uomo del quale non possiamo fare altro che ammirare la dignità e il coraggio. Per questo è importante discuterne e non lasciare solo Mimmo Lucano. Noi con quest’iniziativa vogliamo prima di tutto dire proprio questo: siamo con lui, non lo abbandoniamo».