VIDEO | Alla manifestazione hanno aderito anche il presidente della Caristas di Catanzaro, Confesertcenti, cittadini e imprenditori poiegati dai rincari
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Sono le 21 in punto quando a Chiaravalle Centrale si spegne l’illuminazione pubblica. È la protesta lanciata dal sindaco Domenico Donato per richiamare l’attenzione della politica e delle istituzioni sul caro bollette che ha messo in difficoltà migliaia di imprese, famiglie ed enti locali. «Siamo qui per chiedere aiuti ed è paradossale il fatto che lo Stato ci chiede di non chiudere le luci per la sicurezza. Ed è giusto che sia così. Però non ci dice come andare ad affrontare questo aumento. Dice che noi sindaci dobbiamo essere esattori nei confronti dei cittadini. Noi sindaci dobbiamo garantire i servizi ma non siamo nelle condizioni di poter affrontare le spese. E allora è normale ed è giusto che lo Stato si faccia carico, subito, di questo aumento delle bollette. Noi lo stiamo vivendo con l’aumento del gas, dell’energia elettrica, del carburante».
Enti locali in sofferenza
«Per noi sindaci - spiega Donato - significa non offrire più i servizi essenziali ai nostri cittadini a meno che io cittadini non se ne facciano carico, e non è possibile farsi carico di ciò che sta avvenendo. Lo Stato già ha dato delle prime risorse, un miliardo e qualcosa, ma abbiamo visto che non sono servite perché se è vero, com’è vero, che in questi giorni le bollette stanno arrivando, e parliamo del 400% in più di spese, se è vero che il Governo parla di 7 miliardi di aiuti, questi non sono assolutamente sufficienti per quello che oggi si ipotizza sarà l’aumento. Allora bisogna intervenire. Noi già da giovedì abbiamo iniziato con le prime manifestazioni e non ci possiamo fermare.
Non possiamo farlo per i nostri cittadini. È emblematico anche l’aver adottato, come sindaci, delle misure a sostegno delle famiglie, per quanto riguarda le utenze, i bonus alimentari, i tributi. Abbiamo avuto pochissime domande e non perché i cittadini stanno bene ma perché non hanno i soldi per poter anticipare le spese per poter avere poi il contributo e l’aiuto da parte dei comuni: la gente non ce la può fare».
«Un dramma per i cittadini»
«Anche la Chiesa partecipa a questo grande dramma - aggiunge il primo cittadino - perché il cittadino, il padre di famiglia, per dignità non viene a chiedere aiuto e molte volte si rivolge proprio alla chiesa per poter avere un aiuto che gli permetta di andare avanti. Perché non è facile per un padre di famiglia dire al figlio che non ha la possibilità di potergli comprare le cose. Oggi deve scegliere se pagare a rata del mutuo altrimenti perde la casa, se dare un sostegno alla famiglia darle da mangiare oppure dover pagare questi aumenti. Allora, lo Stato si deve fare fortemente carico di quello che sta succedendo. A Chiaravalle in questi giorni è partita una gara da 1 milione di euro. Non c’è stata ditta che ha partecipato perché sa che partecipare oggi a questi prezzi non è assolutamente favorevole».
Partecipazione corale
Accanto al sindaco di Chiaravalle anche semplici cittadini, rappresentanti di associazioni di categoria come la Confesercenti, rappresentata da Giovanni Sgrò e Vitaliano Mongiardo, il presidente della Caritas di Catanzaro nonché parroco del Comune don Roberto Celia, e i primi cittadini dei comuni del comprensorio: di Cenadi, Francesco Casalinuovo, di Gagliato, Salvatore Sinopoli, Cardinale, Danilo Saglianò, San Vito sullo Ionio, Antonio Tino, Argusto, Walter Matozzo, Montepaone, Mario Migliarese, Torre di Ruggiero, Vito Roti, Olivadi, Nicola Malta e di Centrache, Fernando Sinopoli, che è anche vicepresidente della Provincia di Catanzaro. Mezz’ora, tanto è durata la protesta simbolica nella piazza principale del comune dell’entroterra catanzarese illuminata dalla luce di lumini.
Le testimonianze
Una situazione insostenibile quindi come confermato dall’apicoltore locale Giuseppe Posca, e dall’imprenditore Giovanni Sgrò, titolare di 3 supermercati. Anche per loro i rincari sono stati notevoli: «Una cisterna di nutrimento per le api che lo scorso anno mi costava circa 900 euro compresa di consegna, iva esclusa, quest'anno mi costa 1.352,00 – dice Posca -. In più c'è da considerare il rincaro del gasolio, della semenza, il 10% sul legno e il 20% sulla cera biologica. Già lo scorso anno è stata un'annata drastica per l'apicoltura quindi un aumento spropositato del miele, circa il 60%, quest'anno mi vergogno a chiedere due o tre euro di aumento per ogni chilo di miele ai clienti. Per il futuro non so cosa fare.. vedremo se l'iniziativa del nostro sindaco porterà qualche risultato oppure, non producendo il prodotto primario, dobbiamo capire come fare e rimboccarci le maniche». «È una situazione incredibile – gli fa eco l'imprenditore Giovanni Sgrò, anche in rappresentanza di Confesercenti Catanzaro -. Io ho pagato 25 mila euro di luce in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e naturalmente non possiamo far ricadere questi aumenti sui consumatori, non possiamo e non dobbiamo aumentare i prezzi. Chiediamo al Governo un assoluto intervento quantomeno sul credito d'imposta, almeno scontarci questi soldi dalle tasse che dobbiamo pagare altrimenti le aziende si fermano. Le aziende sono in grossa difficoltà, anche le aziende di trasporto stanno soffrendo soprattutto i piccoli trasportatori che non hanno dei contratti di prezzi calmierati per quanto riguarda il gasolio. C'è grossa preoccupazione perchè l'intervento deve essere fatto urgentemente. Tra domani e dopodomani mi arriverà la quarta bolletta e probabilmente sarà dello stesso importo delle precedenti. In media pagavamo tra 6 e 7 mila euro, ora ci stiamo ritrovando con bollette di 15 o 16 mila euro e questo non è possibile. Non possiamo scaricare questa enorme fatturazione sui prezzi al consumo. I supermercati hanno la necessità di mantere i prezzi bassi perchè la gente già è in grosse difficoltà e noi dobbiamo fare di tutto per contenerli ma dobbiamo essere aiutati altrimenti non ce la facciamo neanche noi».
Cresce la sfiducia
«Stasera mettiamo l'accento sul problema che ha delle ricadute in prima battuta sulle utenze a carico dei comuni – aggiunge il vicepresidente della Provincia di Catanzaro Sinopoli - e quindi dover sopportare un carico del 150 – 200% mettendo a rischio quelli che sono i servizi primari che dovremmo garantire tra cui anche la pubblica illuminazione. La protesta nasce anche per questo e poi le ricadute sul prezzo al consumo dei beni primari, per tutte le famiglie». Infine don Roberto Celia: «Proprio in questi giorni come Caritas stiamo facendo la spesa per i poveri e abbiamo notato dei prezzi non da poco e questo ci crea problemi perchè significa che anche noi dobbiamo contribuire ancora di più. La mia paura è soprattutto che si crei il panico e che le persone perdano la speranza di andare avanti. Perchè non stanno aumentando i prezzi di prodotti superficiali ma dei beni di prima necessità».