La cantante di origine reggina continua a sorprendere per energia e capacità di tenere il palco più impegnativo d’Italia. Per i giornalisti è già la vincitrice del Festival: «Mi state regalando un sogno»
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Graffia la tigre dai capelli blu. Le sue lunghe gambe hanno fatto storia, come il pancione foderato di pelle nera, sfoggiato nel 1986 sulle note di “Re”. Era sempre l’Ariston, era sempre lei: Loredana Bertè. L’avranno data per morta mille volte, e lei mille volte s’è tirata su. Calabrese, bizzarra e straniera rispetto a certi canoni, dal talento raro e una voce che arriva altissima, ma con quel colore ruggente che la allinea con nessun altro.
Rieccola ieri sul palco del Sanremo - forse l’ultimo della gestione Amadeus a dar fede al messaggio srotolato da Fiorello, citazione ferragnana («Ama, pensati libero… è l’ultimo») - con la sua canzone “Pazza”, che quando quasi schiarisce l’alba di una scaletta infinita, spunta il primo posto della classifica della sala stampa.
Dai suoi social, stamattina, ha mandato un bacio via post: «Grazie a tutta la stampa che mi ha regalato questo sogno! So che la classifica è parziale, ma ancora non ci credo». Per la sua dodicesima volta sul palco dell’Ariston, la Bertè consegna al pubblico ultrapop del festival più granitico della musica italiana, una vena di rock incastonata in un brano autobiografico: un inno ad amarsi. «Per tutti i folli liberi di essere sé stessi. Ed io, per la prima volta nella vita, invece di odiarmi, sono pazza di me».
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Loredana non s’è mai nascosta, pregi e difetti, s’è sempre spogliata mostrando le sue fragilità. Con “Amici non ne ho” aveva commosso anche Baudo, all’epoca reuccio dell’Ariston, che le disse quasi in un sussurro: «Ricorda che di amici ne hai… Loredana». Lo è da decenni di certo Renato Zero, conosciuto al Piper dei tempi d’oro, che non l’ha mai mollata, neanche nei momenti più scuri.
Bertè la pelle l’ha sempre venduta cara. Nata a Bagnara (Reggio Calabria), classe 1950, ha attraversato un’epoca in stivali e borchie. Lei e sua sorella Mia Martini, accomunate da una voce fuori dagli schemi, la musica italiana l’hanno cavalcata e qualche volta dal successo sono state travolte.
Modella per Playboy, censurata dalla Rai che ritiene il passaggio di “Sei Bellissima” (“a letto mi diceva sempre: non vali che un po’ più di niente”) troppo scandaloso, riempie i rotocalchi stregati dalla sua storia con il tennista Bjorn Borg, attirandosi le antipatie dei fan del tennista preoccupati che quel matrimonio distolga il campione dalla racchetta. Poi la morte della sorella, il periodo di buio.
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La rinascita avviene in tv, con la partecipazione al reality “Music Farm”. Il pubblico che non l’ha mai dimenticata, adesso la reclama a gran voce. La Bertè torna a cantare, torna in tour, torna all’Ariston e ancora in televisione. Lunghi capelli azzurri e una grinta che farebbe impallidire una ventenne, è ancora una forza della natura. In concerto a Palmi, l’estate scorsa, ha confessato al pubblico di essere stata picchiata e stuprata. Ombre e luci, quelle di Loredana, che si mescolano all’arte e alla musica e diventano tutt’uno. Come l’ultima canzone “Pazza”, che non è una confessione, ma un atto di orgoglio.