Autonomia differenziata delle regioni: rischio o opportunità? L’interrogativo che rimbalza sui tavoli della politica arriva anche tra i banchi di scuola. Il disegno di legge Calderoli, che a gennaio ha avuto il primo sì dal Senato con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti è ora all’esame della Camera dei Deputati. Con la legge sull’autonomia differenziata, le Regioni a statuto ordinario potranno richiedere la competenza esclusiva per quanto riguarda 23 materie, tra queste la tutela ambientale, la salute, i trasporti, la cultura e proprio l’istruzione. 

Così l’Istituto Mazzini di Locri, ha promosso un confronto con gli studenti insieme alla sezione Locri-Gerace dell’ANPI, rappresentata dalla presidente Barbara Panetta, e al Comitato spontaneo metropolitano per l’Unità d’Italia e l’Uguaglianza, con uno dei suoi componenti, l’ex dirigente scolastico Vito Pirruccio. «Noi non vogliamo dire se siamo pro o contro l’autonomia differenziata - ha affermato Girolama Polifroni, vicepreside dell’istituto - ognuno ha la sua idea naturalmente; però riteniamo giusto, come istituzione scolastica, dare le informazioni ai giovani affinché possano poi operare nella società nel modo più utile possibile». 

Tra dubbi e preoccupazioni l’accento è stato posto anche sul gap che emerge dai risultati Invalsi tra nord e sud in quanto al livello d’istruzione «Già oggi tra nord e sud ci sono 28 punti di percentuale di differenza nell’ambito dell’istruzione, sia in termini di finanziamenti che di risultati raggiunti dagli studenti - ha spiegato Pirruccio -. Questa differenza non può che accrescere in una gestione di autonomia differenziata in cui le risorse saranno sempre meno; una regione povera, in via di spopolamento giovanile, riceverà sicuramente di meno in termini di finanziamenti per la scuola».

A portare la sua esperienza nel confronto con gli studenti anche l’ex segretario comunale, esperto in materia amministrativa, Arturo Tresoldi: «Disarticolare tutte queste materie così complesse non fa che appesantire una burocrazia già complicata, in contrasto con quelle che sono le indicazioni del legislatore che indica come obiettivo una burocrazia più snella - ha commentato Tresoldi -. Noi abbiamo avuto l’esperienza della pandemia, 20 regioni che si sono articolate in maniera diversa per affrontare un problema comune a tutta la nazione. Alla fine è dovuta subentrare una cabina di regia nazionale per gestire il tutto, ma è stata un’esperienza positiva? La speranza, in ogni caso, è che si arrivi all'obiettivo comune: avere una pubblica amministrazione efficiente capace di dare risposte serie ed efficienti ai cittadini».