Si è aperto un largo orizzonte di riflessioni e forse di nuovi sviluppi dopo l'inchiesta della Guardia di Finanza di Catanzaro che ha portato ad arresti e maxi-sequestri nel settore della grande distribuzione.

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Colpa anche delle leggi

La punta di un iceberg in realtà già conosciuto ma non affrontato a dovere il caso di sfruttamento lavorativo che secondo qualcuno stimola diversi interrogativi di natura legislativa nazionale e regionale. «Sono leggi che negli anni hanno permesso che le forme di sfruttamento fossero mascherate - sostiene al nostro Network LaC Giuseppe Valentino, segretario regionale della Filcams Cgil - e che quindi hanno permesso e concesso a molte aziende di poter attuare quelle pratiche che abbiamo visto in questa terribile inchiesta».

Ma qual è il livello della libertà sindacale nella nostra regione? «Lì dove siamo organizzati sappiamo che le aziende rispettano il contratto nazionale di lavoro, quantomeno la paga - risponde Valentino -  laddove i lavoratori non si organizzano si verificano condizioni di sfruttamento simili a quelle che l'inchiesta ha tirato fuori e la paga non è mai regolata dal contratto nazionale ma viene definita dal datore di lavoro in libertà perché sfrutta l'idea che io ho bisogno di lavorare, ho bisogno di quel lavoro per portare a casa il pane per far vivere dignitosamente la mia famiglia e quindi ne approfitta. Diciamo che - aggiunge il dirigente di comparto - siamo nella maggioranza delle attività e questo è un dato drammatico ed è un richiamo anche per le associazioni datoriali».

Insomma una situazione di vessazione contrattuale che nei piccoli supermercati sarebbe la regola mentre secondo Cgil le catene maggiori si nascondono dietro slogan emozionali.

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Confusione ed ipocrisia

«Nel settore c'è una deregulation totale - dice ancora Valentino - le piccole imprese sono molto più difficili da sindacalizzare naturalmente e quindi lì c'è molta libertà di sfruttamento, nei grandi marchi succede un'altra cosa: Conad, Coop, Eurospin ed altri scaricano praticamente il valore sociale della loro azienda semplicemente nel marketing. "Noi siamo bravi, noi rispettiamo i lavoratori, rispettiamo le persone": questa è ipocrisia, l'ipocrisia delle grandi aziende che vogliono l'immagine vincente, un'immagine di rispetto ma in realtà non rispetto alle persone che lavorano con loro».

La revoca della concessione potrebbe essere un valido deterrente? «La Cgil ha proposto la legge regionale sul commercio alla Regione che però latita: stiamo aspettando che il Consiglio regionale si attivi. A questo proposito - conclude Valentino -  diciamo che il richiamo del presidente Occhiuto è sicuramente importante ma noi in questi anni abbiamo dovuto osteggiare la Regione Calabria che andava a incentivare a pioggia senza regole e tutti a prescindere, cosa che inevitabilmente copre o addirittura incentiva comportamenti di sfruttamento».

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