VIDEO | L'evento, organizzato dalla sezione locale dell'Unam, ha avuto l'obiettivo di sfatare resistenze culturali e pratiche ancora diffuse nel mondo forense
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Il recente convegno su "Mediazione post-riforma Cartabia" a Corigliano Rossano ha fornito una panoramica dettagliata sui cambiamenti legislativi e sulle sfide affrontate dagli avvocati nel promuovere la mediazione come alternativa alla causa giudiziaria. Organizzato dalla sezione locale dell'Unam (Unione nazionale avvocati mediatori), l'evento ha visto la partecipazione di eminenti figure nazionali, tra cui il professor Mauro Bove dell'Università degli Studi di Perugia, che ha approfondito le questioni legate alla mediazione obbligatoria. Tiziana Rosania, segretario generale dell'Unione ha evidenziato l'importanza di un approccio conciliativo nelle controversie legali. Il mediatore e avvocato Angelo Santi ha contribuito con prospettive pratiche sull'implementazione della mediazione. Presenti anche la professoressa Anna Lasso e la professoressa Elena Zucconi Galli Fonseca, che hanno discusso degli impatti della mediazione nel contesto accademico e professionale.
Il convegno ha ribadito l'urgente necessità di una maggiore adozione della mediazione come strumento preferenziale nella risoluzione dei conflitti, sfatando resistenze culturali e pratiche ancora diffuse nel mondo forense. La mediazione è un campo in continua evoluzione, che ha visto una significativa crescita e accettazione nel corso degli ultimi 14 anni. Grazie all'impegno di associazioni come Unam, avvocati e mediatori stanno avvicinandosi sempre più a questa pratica, considerata un valido strumento per la risoluzione stragiudiziale delle controversie.
Unam e la riforma Cartabia: un decennio di promozione della mediazione
L'Unam celebra quest'anno il suo primo decennale di attività, un traguardo che testimonia l'impegno costante e la dedizione verso la diffusione della cultura della mediazione in Italia. Secondo l'avvocato Tiziana Rosania, segretario generale nazionale, «l’intervento dell’Unam è stato essenziale per creare una cultura della mediazione tra gli avvocati, e ora l'obiettivo è far conoscere questo strumento di coesione sociale ai cittadini, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni».
Le strategie future dell'Unione puntano a una maggiore diffusione della mediazione nel tessuto sociale. Rosania sottolinea l'importanza del supporto legislativo: «Le nostre strategie mirano a una sempre maggiore diffusione dell'istituto della mediazione, con l'aiuto di chi elabora le proposte di legge. È un metodo operativo che fa fatica a diffondersi perché non fa parte della nostra cultura ordinamentale. Tuttavia, attraverso questo processo culturale, speriamo di realizzare una diffusione più ampia». Sebbene Rosania non disponga di dati precisi sui contenziosi risolti tramite mediazione, fornisce una prospettiva positiva sull'efficacia di questo strumento: «Quello che posso sicuramente dire è che quando le parti partecipano agli incontri di mediazione, almeno la metà riesce a trovare una soluzione». Questo dato, seppur indicativo, sottolinea il potenziale della mediazione come metodo efficace di risoluzione dei conflitti. «Quando c'è adesione, almeno la metà dei procedimenti si conclude con un accordo. Questo dimostra che lo strumento è meritevole e ha un suo spessore». La mediazione non solo risolve i conflitti, ma rappresenta un mezzo di coesione sociale, portando benefici significativi a tutti i soggetti coinvolti: operatori del diritto, cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni.
L'atteggiamento degli avvocati verso la mediazione
Rosania riconosce che, inizialmente, molti avvocati erano riluttanti ad abbracciare la mediazione. «Unam è nata proprio come un'associazione forense, rivolta principalmente agli avvocati, perché ci si era accorti che la mediazione era stata introdotta senza una preventiva preparazione adeguata». L'approccio di retroguardia degli avvocati era comprensibile, dato che la formazione universitaria tradizionale li aveva sempre orientati verso il processo. Oggi, tuttavia, si osserva un cambiamento significativo. «C'è un movimento universitario che spinge per l'introduzione di una formazione obbligatoria sulla mediazione» spiega Rosania. Questo movimento sta contribuendo a una trasformazione culturale all'interno della professione legale. «In questi dieci anni è stato fatto un percorso, c'è ancora molto da fare, ma vediamo che qualcosa sta cambiando. Ci sono avvocati molto bravi che preparano il cliente prima dell'incontro di mediazione, e questo porta a risultati positivi». Rosania sottolinea anche la responsabilità dei mediatori nel processo di cambiamento: «I mediatori devono essere autorevoli, competenti e preparati per superare le resistenze degli avvocati». La competenza dei mediatori è cruciale per instaurare fiducia e convincere i professionisti legali delle potenzialità della mediazione.
I condizionamenti degli interessi economici
Il professor Mauro Bove, docente di Procedura civile presso l’Università degli Studi di Perugia, ha approfondito l’evoluzione della mediazione obbligatoria nel contesto del diritto civile. Secondo il professore, l’introduzione della mediazione è stata una scelta strategica del legislatore per ridurre il carico di lavoro dei tribunali italiani. Questa iniziativa è stata avviata circa 14 anni fa e, con la recente riforma Cartabia, ha visto un aggiornamento significativo nel paradigma legislativo. Tuttavia, il professore ha osservato che l’impatto sulla riduzione dei tempi processuali non è ancora molto significativo, poiché la mediazione richiede un’attiva partecipazione degli operatori giuridici e una solida formazione nelle università italiane.
Bove ha delineato i benefici della mediazione per le parti coinvolte, evidenziando la rapidità nel raggiungere una soluzione e la flessibilità nel contenuto di tale accordo, che evita il rischio di una sentenza giudiziale divisiva. Ha sottolineato che la mediazione promuove la pacificazione dei conflitti, mantenendo intatte le relazioni tra le parti, un aspetto particolarmente cruciale in ambiti come il condominio e il settore commerciale. Quando interrogato sull’orientamento degli avvocati verso la causa anziché la mediazione, Bove ha riconosciuto che esiste una tendenza storica, spesso legata agli interessi economici coinvolti. Tuttavia, si è detto ottimista riguardo alla crescita di una cultura più favorevole alla mediazione tra i giovani avvocati e i magistrati, sottolineando l’importanza di una visione positiva di questo strumento come miglioramento delle soluzioni delle dispute legali. Infine, ha incoraggiato gli avvocati a abbracciare la mediazione con coraggio, vista la sua potenziale efficacia nel risolvere le controversie in modo conciliativo e vantaggioso per tutte le parti coinvolte.
Risultati e prospettive
Secondo Angelo Santo, avvocato e mediatore «quando la mediazione è stata introdotta, rappresentava uno strumento nuovo, non solo a livello procedurale ma anche culturale. C'era bisogno di un'associazione che supportasse gli avvocati interessati a praticare questo tipo di soluzione». Secondo Santo, i risultati ottenuti finora sono soddisfacenti ma vi è ancora del lavoro da fare. «Non siamo all'anno zero, ma la normativa sulla mediazione esiste da 14 anni e molti passi avanti sono stati fatti» afferma. Tuttavia, sottolinea che «è anche un percorso culturale che richiede tempo per essere completamente assimilato».
Gli avvocati hanno intrapreso un significativo percorso di crescita nella risoluzione stragiudiziale delle controversie, ma questo processo necessita di ulteriore stabilizzazione e diffusione. Per migliorare ulteriormente, Santo identifica due aree principali di intervento: legislativa e organizzativa. «La riforma Cartabia ha aperto la strada con gli incentivi fiscali, finalmente messi a disposizione» dice. Questi incentivi rappresentano un passo importante, con lo Stato che investe circa 50 milioni di euro all'anno nella mediazione. «Non sono pochi, ma potrebbero essere aumentati per sfruttare appieno le potenzialità dello strumento».
Cresce la fiducia per la mediazione
L’avvocato Michele Marincolo ha delineato le iniziative intraprese dall’Unam di Castrovillari per formare i mediatori. Ha espresso l’obiettivo di stabilire collaborazioni con il Tribunale, l’Ordine degli avvocati e altre associazioni forensi al fine di migliorare l’efficienza dei tribunali civili attraverso l’adozione della mediazione. Marincolo ha notato un cambiamento positivo nell’atteggiamento della magistratura verso la mediazione, rilevando una maggiore apertura e consapevolezza sull’utilizzo di questo strumento. Ha evidenziato che in passato alcuni avvocati e magistrati erano restii a utilizzare la mediazione, spesso preferendo il ricorso al processo.
Tuttavia, ha osservato un progresso significativo nel cambiamento di mentalità, attribuibile a una migliore comprensione del valore della mediazione nel risolvere le controversie in modo rapido e conciliativo. Il legale si è detto fiducioso che sempre più avvocati possano abbracciare la mediazione come una risorsa preziosa per i loro clienti, superando eventuali resistenze passate e contribuendo così a migliorare il sistema giudiziario nel suo complesso.