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CATANZARO - Arretratezza decennale e scarsa collaborazione da parte delle vittime. E’ il quadro che dipinge la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni contro gli amministratori locali al termine delle audizioni. Uno dopo l’altro nel salone di rappresentanza della Prefettura di Catanzaro sono sfilati prefetti, magistrati, vertici delle forze dell’ordine e anche i sindaci che hanno subito intimidazioni.
Scarsa collaborazione. Diverse le criticità emerse. Doris Lo Moro, presidente della commissione, mette in risalto la scarsa fiducia che le vittime degli atti intimidatori hanno nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine. "Purtroppo dobbiamo registrare - ha dichiarato Doris Lo Moro - una scarsa collaborazione da parte delle parti offese. Non abbiamo quel risveglio per una nuova primavera perché le vittime che collaborano sono poche. E' necessario, invece, un risveglio ed una discontinuità rispetto al passato. In Calabria il quadro che emerge è quello di una arretratezza di 30 anni. Ecco perché serve una forte reazioni dei sindaci. Il risveglio, infatti, deve partire da un maggior coraggio"
Terapia d'urto. Occorre maggiore coraggio, ma lo Stato – osserva la presidente della commissione – deve fare la sua parte. Chiesta una modifica legislativa che consenta le intercettazioni telefoniche anche per episodi quali l’incendio dell’auto di un amministratore. "La Calabria – osserva Doris Lo Moro - ha una situazione di criticità, con un quadro che non è omogeneo. Nel reggino, infatti, c'è una situazione di maggiore difficoltà rispetto al resto della regione. Ma il fenomeno è nazionale e non risparmia anche il nord dell'Italia. In questo contesto emergono specificità diverse da regione a regione".