Istituita un anno dopo l’attentato terroristico di Strasburgo in cui il 29enne trentino ma di sangue calabrese perse la vita la fondazione è impegnata a promuovere la memoria del giovane giornalista radiofonico appassionato di Europa attraverso il progetto che forma e sensibilizza i giovani su istituzioni e valori dell’Unione
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Era l'11 dicembre 2018 quando il jihadista Chérif Chekatt, che fu subito ucciso dalla polizia, aprì il fuoco nello storico e affollato mercatino di Natale di Strasburgo. Uccise cinque persone, tra le quali Antonio Megalizzi, giornalista radiofonico ventinovenne nato a Trento ma di sangue calabrese. Il suo complice Audrey Mondjehi, lo scorso aprile è stato condannato a 30 anni di carcere dalla Corte d'Assise di Parigi.
Antonio era nato a Trento ma era figlio di genitori reggini, Domenico e AnnaMaria originari della frazione collinare di Puzzi dove lo scorso anno la comunità ha inaugurato una “panchina europea”. Il suo cuore, dunque, era anche un pò calabrese per i tanti affetti che ritrovava ogni estate e nelle tante altre occasioni in cui scendeva a trovare i nonni e i parenti.
Un anno dopo la tragica e prematura morte di Antonio, familiari e amici hanno istituito una fondazione che porta il suo nome e che lo scorso 3 dicembre ha compiuto, appunto, cinque anni.
«Grazie a chi anima la fondazione, portando con sé un po' di Antonio». Sono queste le parole di gratitudine rivolte dalla presidente della fondazione Federica Megalizzi ai volontari e alle volontarie che si sono spesi e si spendono per mantenere viva la memoria di Antonio.