L’approvazione dell’iter del Ponte sullo Stretto sta procedendo a rilento, se non addirittura ristagnando. Nonostante i frequenti annunci del Ministero delle Infrastrutture, il progetto definitivo non ha ancora ottenuto l’autorizzazione ambientale necessaria per passare al Cipess (Comitato interministeriale per le opere pubbliche), che darebbe il via alla fase concreta dei cantieri.

La causa di questo stallo è un problema importante emerso di recente. Alcune delle compensazioni ambientali previste nel progetto si sono rivelate insufficienti, e sarà necessaria una "deroga" da parte della Commissione Europea. Non basta più una semplice comunicazione a Bruxelles, come inizialmente previsto, ma sarà necessario attendere una risposta formale, con i relativi tempi di attesa.

A complicare la situazione, c'è anche un aspetto politico: la decisione finale ora dipende dalla Commissione Europea, presieduta da Ursula von der Leyen, che è sotto attacco quotidiano da parte dello stesso ministro Matteo Salvini. Dopo un incontro di giovedì scorso tra Salvini, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e l’amministratore delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, non sono arrivati annunci sull'invio del progetto al Cipess.

Secondo la società Stretto di Messina, la causa del ritardo è la mancanza di un piano dettagliato sulla Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca). «Il progetto ha un impatto negativo su tre siti di interesse comunitario», spiega la società, aggiungendo che la Commissione Via ha richiesto misure compensative più precise e le necessarie comunicazioni alla Commissione Europea.

Tuttavia, una semplice comunicazione non basta: bisognerà attendere una risposta formale da Bruxelles per ottenere una deroga, il che inevitabilmente allunga i tempi. Di conseguenza, l’avvio dei lavori potrebbe slittare al 2026, mentre Salvini aveva inizialmente promesso l’apertura dei cantieri per il 2023. Ciucci, da parte sua, ha dichiarato che l’avvio effettivo dei lavori è previsto per la seconda metà del 2025, ma che i primi cantieri riguarderanno solo opere complementari, come la viabilità alternativa e le infrastrutture richieste dalle amministrazioni locali.

Nel frattempo, continua lo scontro sulla sicurezza sismica del progetto: Ciucci ha difeso la fattibilità del ponte, citando esperienze di altri ponti sospesi costruiti in zone sismicamente più attive, come Turchia, Giappone e California. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), secondo quanto riporta Repubblica, ha ribadito a Rainews che le estremità dello Stretto si stanno separando e che le faglie nella zona sono ancora attive.