Ieri ha incontrato gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di San Marco Argentano. Questa mattina invece si è recato in visita agli anziani ospiti della residenza sanitaria assistita San Francesco di Roggiano Gravina. Così monsignor Stefano Rega, Vescovo di San Marco-Scalea, si è preparato al solenne ingresso nella Cattedrale di San Nicola, nella città normanna, per intraprendere ufficialmente il proprio mandato episcopale, il primo del presule proveniente da Aversa, nel casertano, dove ricopriva le funzioni di direttore del centro vocazioni. 54 anni, originario di Villaricca, subentra a monsignor Leonardo Bonanno.

La pioggia battente ha costretto ad un cambio di cerimoniale. Inizialmente era previsto il raduno in piazza Riforma e poi la processione verso la chiesa Matrice con un momento di preghiera dedicato a San Marco Evangelista, patrono della Diocesi. Monsignor Rega è stato invece salutato direttamente in Cattedrale dalle autorità istituzionali, civili e militari.

«Vengo a voi con un cuore semplice. Per accogliere e per essere accolto. Mi accompagnano sentimenti di gioia e di entusiasmo. Sento tanta stima e affetto da parte dei fedeli» ha detto tra l'altro prima del sacro rito dell'Eucarestia concelebrato con la partecipazione del vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, e degli altri vescovi calabresi. Tra le autorità da segnalare la partecipazione del Prefetto Vittoria Ciaramella, di Gianluca Gallo, in rappresentanza della Regione, di Pina Sturino in rappresentanza della Provincia di Cosenza, degli amministratori locali dei 32 comuni ricadenti nel territorio della diocesi.

«Ai giovani – ha detto il Vescovo in una intervista rilasciata al nostro network poco prima della celebrazione della Santa Eucarestia – ho voluto dare un segnale di vicinanza e di ascolto. Ho trovato in loro una grande ricchezza di valori. Ho scelto poi di incontrare gli anziani poiché sono il simbolo del nostro passato ma anche per una riflessione sulla sofferenza. Una esperienza ritengo molto importante per arricchire le nostre vite».

Il periodo drammatico della pandemia e adesso la crisi internazionale e la guerra in Ucraina, ha rafforzato il legame della comunità con la fede: «Penso anche alla tragedia di Cutro – ha sottolineato monsignor Stefano Rega – Cristo ci ha insegnato a vedere nell'altro un fratello, una sorella da amare. La fede ci aiuta a creare unità, sinergia, può darci una spinta in più nel sostenere il prossimo. Soprattutto coloro che cercano nelle nostre terre conforto e aiuto».