«Io parlo a colori non in bianco e nero»: Gabriele Gravina, presidente della Figc, esordisce scherzosamente riferendosi al caso del Cda della Juve durante la seconda sessione di “Mezzogiorno strategico”, IV edizione di Sud e Futuri, international annual meeting organizzato dalla Fondazione Magna Grecia in partnership con ViaCondotti21, LaC Network, Diemmecom e Pubbliemme
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Il focus della seconda sessione di “Mezzogiorno strategico”, IV edizione di Sud e Futuri, l’international annual meeting organizzato dalla Fondazione Magna Grecia in partnership con ViaCondotti21, LaC Network, Diemmecom e Pubbliemme, ancora in corso al roof de La Lanterna di Roma, è sulle potenzialità dei giovani e la carenza di strutture nel Mezzogiorno. Il divario tra nord e sud è un tema noto e purtroppo ancora di grande attualità. Investe qualsiasi ambito: soprattutto economia e politica, ma anche lo sport non è da meno.
Lo sport è da sempre uno strumento di aggregazione sociale ed è proprio dalla socialità e dai giovani che nasce questa seconda sessione intitolata “I giovani e lo sport per costruire il futuro del Mezzogiorno”.
«Lo sport come strumento di aggregazione sociale ma mancano le strutture»: così introduce l’argomento Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport. «Mancano strutture a tutti i livelli: dal punto di vista impiantistico ma anche di manutenzione. Le strutture sono fondamentali per la crescita dei giovani professionisti del futuro».
Parliamo di numeri: a nord il numero dei calciatori tesserati è di 380mila contro i 112mila a sud; inversamente proporzionale il divario per quanto riguarda le società: oltre 4.000 a nord come al sud ma con soli 112mila tesserati. Le cause sono molteplici e vanno ricercate alle radici: «Purtroppo vi è un automatismo innato e antico per cui al sud è sempre così» commenta Gabriele Gravina, presidente della Figc e continua: «Dobbiamo scardinare questi meccanismi con delle proposte concrete, che già stiamo valutando con la Federazione».
Il divario però è reale, non solo a livello di strutture o di professionisti ma anche a livello dilettantistico, i dati indicano che ci sono tantissimi giovani tra i 15 e i 19 anni, in altre parole un giovane su quattro che non studia e non ha un lavoro; lo sport potrebbe essere il propulsore sociale per cambiare le condizioni dei giovani nel meridione.
La vera rivoluzione sarebbe una progettualità concreta e lungimirante che dia modo a tutti di sopperire a questo divario: «Bisogna dare risposte concrete che non siano fini a sé stesse». Riferisce Mauro Balata, presidente Lega Serie B: «Dobbiamo incentivare i giovani ad usare i centri sportivi già esistenti, attuando progetti extra governativi che affianchino le manovre istituzionali, come quello che stiamo sostenendo assieme alla Banca del Fucino per un nuovo centro a Palermo, per dare ai ragazzi un posto dove svolgere attività fisica».
«Aumentare e rendere efficienti le strutture, puntare sui giovani e farli appassionare allo sport vuol dire anche toglierli dalla strada»: così commenta Nino Foti, presidente di Fondazione Magna Grecia.
I progetti extra governativi non possono però sopperire alle mancanze politiche: «Se le manovre politiche sono carenti», commenta Giuseppe Capua, Presidente della Commissione Antidoping della Figc, «e anche per i ricambi continui di governo che non permettono una progettualità a lungo termine».
La visione è univoca e comune: bisogna rafforzare e consolidare le strutture del Sud per permettere ai giovani di appassionarsi allo sport. Se la questione è calcistica i numeri sono esigui: un ragazzo su 35.000 riesce a sfondare in nazionale. Cifre quasi impossibili da raggiungere: un sogno difficile da coronare, ma non impossibile.