Un rapporto diretto, quasi un faccia a faccia. Un contatto con chi ha conosciuto il dramma di quel male del secolo, la droga, e che tenta disperatamente di uscirne, di ricominciare, di trovare un modo nuovo di vivere la vita. Spesso con successo, ma dopo mesi e anni di pressanti attenzioni e grandissima cura da parte di chi queste cose sa come affrontarle. Gli studenti dell’Istituto di istruzione superiore Leonardo da Vinci di San Giovanni in Fiore hanno incontrato i ragazzi della Casa Exodus di Caccuri, ospitata in una confortevole dimora nel magnifico scenario delle pendici della Sila.

La Fondazione Exodus Onlus di don Antonio Mazzi gestisce queste comunità residenziali per ragazzi con problemi di dipendenze patologiche. Da circa vent’anni la comunità di Caccuri lavora incessantemente per il recupero di quanti si erano smarriti, praticamente persi, ragazzi da più parti d’Italia in una comunità di circa 20 ragazzi, che ricevono attenzioni, cure e assistenza giorno e notte, per far riscoprire loro il piacere di stare insieme, rispettando le regole, riscoprendo il gusto di vivere la vita, imparando a lavorare, a fare laboratorio, studio, ricerche. I ragazzi hanno raccontato le loro drammatiche esperienze di vita agli studenti di San Giovanni in Fiore, con il dirigente scolastico Pasquale Succurro e gli altri docenti. Sono state raccontate esperienze dure, molto difficili, anche drammatiche, che hanno fatto toccare con mano agli studenti il dramma e le consente della tossicodipendenza, di come ci si può perdere, smarrire, per poi provare a ripartire, ma forse cadere di nuovo, ma alla fine vincere.

I ragazzi di Casa Exodus hanno insistito nel raccomandare ai giovani studenti di non cadere nelle tentazioni della vita, quelle che portano dritte verso la dipendenza, sia da alcol che da gioco, quindi da droghe leggere per poi passare alle droghe pesanti, pesantissime. I ragazzi di Exodus hanno raccontato i drammi familiari che hanno provocato, hanno ricordato i momenti di disperazione e di angoscia. E di tragica solitudine.

Fino a quando le mani amiche di Deborah Granata e Roberto Sena, che di questi casi ne conosco a centinaia, li hanno sollevati da terra e li stanno aiutando a ricominciare. Un cammino lungo, anche doloroso, ma l’unico possibile per poter fare pace con la vita, con se stessi con i propri cari.

Strade “imPossibili”, le chiama don Mazzi, fatte di sfide quotidiane, fatiche e scommesse, strade che diventano percorsi di coloro che vivono il dramma della tossicodipendenza e del disagio, strade sulle quali camminare insieme per recuperare vite e sogni.

Quella di Caccuri è una delle tante sedi don Mazzi ha voluto in tutta Italia, Deborah e Roberto vi lavorano intensamente allo scopo di raccogliere i tanto attesi risultati positivi dopo tanti sacrifici.

I due responsabili della comunità hanno raccomandando prudenza agli studenti, invitandoli a non chiudersi mai in sé stessi, incoraggiando ognuno di loro a inseguire i valori più importanti della vita. Un incontro proficuo, forte, deciso, che vale molto di più di decine di conferenze di grandi oratori, di lunghe e noiose relazioni, che spesso vengono lette nell’indifferenza totale.

Durante l’incontro qualcuno ha notato come gli studenti fossero attentissimi, silenziosissimi come mai prima. Tanto da non distrarsi mai, e in un’ora e mezza non hanno mai preso il cellulare per guardare le chiamate, per rispondere ai messaggi. L’ incontro si è  poi chiuso con il pranzo preparato dagli allievi dell’Istituto alberghiero di San Giovanni in Fiore, al quale hanno partecipato tutti i ragazzi di Casa Exodus, un gruppo di studenti, alcuni docenti. Senza dubbio un’esperienza ricca, ricchissima, che già qualcuno di loro ha già chiesto di ripetere.