Un esempio per la Calabria ma anche per la comunità arbereshe: la storia della filiera Madeo ha tracciato un vissuto importante negli ultimi quarant’anni sul territorio. È un punto di riferimento consolidato con la storia e i sacrifici che si intrecciano per dare spazio a una visione importante, premiando così il lavoro di quanti hanno guardato con lungimiranza alle qualità della propria terra. L’avventura della filiera Madeo ma anche i tanti aneddoti sul cammino fin qui svolto sono stati svelati nella presentazione del volume “Il coraggio della Restanza” che ha appassionato il pubblico di Santa Sofia d’Epiro. Un rapporto di buon vicinato accomuna le comunità di origini albanesi, come evidenziato proprio dal sindaco sofiota Daniele Atanasio Sisca che si è complimentato con il collega Ernesto Madeo per l’esempio di imprenditoria positivo ma soprattutto per la grande passione e perseveranza mostrata nel corso del tempo.

Sono state tante le sfide negli anni, non sono mancate le crisi e le avversità, c’è stato un periodo pandemico non di facile interpretazione, ma non è mai venuta meno la voglia di rimboccarsi le maniche. Un discorso evidenziato anche nelle parole della editor Annalisa Marchianò, che ha tracciato un po’ le linee guida del volume edito da Cairo: è andato in stampa dopo un anno e mezzo di lavoro, trenta sono le testimonianze all’interno, ma soprattutto vi è la capacità di fare emergere il lavoro coinvolgente, quello che dà emozioni attraverso la spontaneità di tutti gli attori protagonisti.

Come evidenziato anche dall’ottimo moderatore Michele Trotta, la storia delle restanza mostrata da un ottimo industriale calabrese si sposa a pieno con i tanti esempi dell’imprenditoria italiana, con Madeo sicuro degno rappresentante. Le storie delle persone, della società e dei territori sono stati al centro di un progetto importante, basti pensare come negli anni Ottanta l’investimento fu di tre miliardi e 600 milioni di lire: una sorta di “azzardo” ben ripagato nel corso del tempo e che travalica le generazioni, come dimostra anche l’intervento di Anna Madeo, presidente della filiera: «La storia della mia famiglia è di aver creduto a un sogno quarant’anni fa. Tanto è stato e sarà il lavoro sulle nostre spalle, ma quello che sembrava un rischio è diventato un progetto concreto, una storia di impresa da comunicare».

La filiera abbraccia concretamente le varie fasi dell’agroalimentare, passando dalla genetica sino alla fase di packaging: è ormai una realtà a matrice internazionale che lavora le carni restando sempre ben radicata a San Demetrio Corone. Un progetto di restanza e di resistenza come sottolinea proprio lo stesso protagonista del volume: «Aver avuto il coraggio di rimanere – evidenza Ernesto Madeo – e dare una spinta in più non è stato facile chiaramente, c’era spesso il pensiero di emigrare magari dove tutto sembrava più semplice. Siamo legati alle nostre radici, al nostro territorio: non è un caso come nella copertina del libro vi sia un ulivo secolare, a sottolineare l’aderenza alla comunità. La restanza non è stata solo un attuale modo di dire, quanto un caposaldo della nostra realtà sociale e lavorativa».