«Quando nel 2017 nacque Casali del Manco, autorevoli esponenti del centrodestra si opposero all’incorporazione di Spezzano Piccolo dove i residenti si espressero con contrarietà alla prospettiva. Oggi hanno cambiato idea». Fabio Liparoti, esponente del Comitato popolare “No alla fusione” tra Cosenza, Rende e Castrolibero, lancia un messaggio alla squadra di governo di Roberto Occhiuto e ai consiglieri regionali di centrodestra che hanno firmato la proposta di legge.

Ospite degli studi di Cosenza Channel, ha ribadito le motivazioni che lo hanno spinto insieme a Mario Bozzo, Massimo Scarpelli e Francesca Bozzo a formulare una proposta di legge finalizzata a modificare l’attuale svolgimento del referendum. «Riteniamo che possa essere valido solo se vincesse il “sì” in tutti e tre i comuni - spiega -. Servono 5mila firme e le stiamo raccogliendo, ma riteniamo di poter superare ampiamente la soglia minima prevista».

In un recente incontro tenuto a Rende, quello a cui ha preso parte anche il commissario Giuffrè, cosa che ha suscitato polemiche, il sindaco di Castrolibero Orlandino Greco era uno degli ospiti principali. Un’accusa che da destra si rivolge al Comitato è di avergli fornito un assist grazie alla vicinanza del presidente dell’associazione nazionale fusioni, Antonello Barbieri, ad Italia del Meridione. «Non è così - ribatte Liparoti - perché annunciammo a novembre di voler procedere con la raccolta delle firme. È una battaglia comune a cui lui si è aggiunto successivamente».

Altro tema di discussione riguarda la nuova posizione del Partito Democratico espressa in una conferenza stampa da Bevacqua, Iacucci e Pecoraro. «Siamo meravigliati, perché siamo dinanzi ad una fusione che vuole cancellare con tre paginette la storia di comuni importanti. Mi sarei aspettato di ascoltare cose differenti, anche perché Iacucci spinge per la secessione di Campora San Giovanni da Amantea così da costituire un nuovo centro di governo, Temesa, con Serra d’Aiello. I democrat hanno le idee confuse» dice Liparoti.

Si chiude con un’ipotesi. Cosa farebbe il Comitato qualora a Rende l’esito del referendum indicasse la maggioranza dei “sì”? «Ne prederemmo atto - chiude - ma francamente non abbiamo sentore che ci siano aperture in tal senso. Perfino i commissari, quando furono auditi nella I Commissione consiliare regionale, dissero di non avere avuto una percezione di apertura alla fusione da parte della cittadinanza».