Come quelli liberati a marzo, arrivano dal bosco emiliano della Mesola che è l'unico luogo in cui questa sottospecie autoctona è sopravvissuta. Ora si punta a creare una seconda popolazione in Calabria per aumentare le speranze di strapparla all'estinzione
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I primi venti sono arrivati a marzo scorso, ora ecco una nuova fase dell'"Operazione cervo italico" con la liberazione nel Parco naturale regionale delle Serre di altri dodici esemplari del particolare mammifero che risulta essere oggi a rischio estinzione. Si tratta di sei maschi e sei femmine, giunti dal Nord Italia e più precisamente dalla Riserva naturale del bosco della Mesola, in Emilia Romagna. Proprio questo bosco è l'ultima area in cui il cervo italico è sopravvissuto, decimato altrove dalla caccia e dalla trasformazione degli habitat.
L'obiettivo del progetto curato da Wwf, Carabinieri forestali, Università di Siena e Parco delle Serre è quello di creare una seconda popolazione di cervo italico, oltre a quella emiliana, per rafforzare le speranze di sopravvivenza e conservazione di questa sottospecie autoctona della nostra penisola (il cui nome scientifico è Cervus elaphus italicus). E il luogo ideale per farlo è stato individuato proprio in Calabria.
«L’area del Parco naturale regionale delle Serre - spiegano dal Wwf - è stata identificata a seguito di uno studio di fattibilità condotto da Ispra in base alle caratteristiche ecologiche e l’assenza di nuclei di cervo europeo». Quel cervo europeo (Cervus elaphus hippelaphus) che è invece presente nel resto d'Italia, introdotto a partire dal secondo dopoguerra e oggi in progressiva espansione.
I cervi italici spostati dal bosco della Mesola (dove ne sono stati censiti circa trecento) al Parco delle Serre sono costantemente monitorati tramite dei collari satellitari, che - riferisce ancora il Wwf - «permettono la verifica degli spostamenti, dei tassi di sopravvivenza e di riproduzione, e delle eventuali cause di mortalità. L’Operazione prevede la cattura e il rilascio nella nuova area identificata di almeno 20 individui per anno, per tre annualità (2023, 2024 e 2025)».