VIDEO | Oggi sono 24 i rifugiati a cui danno ospitalità nel paese del Catanzarese ma il vice sindaco Trunzo rilancia: «Contro lo spopolamento vogliamo diventare una nuova Riace»
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Non si vogliono fermare a 24 rifugiati ospitati, a San Mango d’Aquino chiedono che ne arrivino di più anche se fin qui i contributi promessi non sono arrivati. «Tutto quello che abbiamo fatto fin qui – ha spiegato il vice sindaco Franco Trunzo – lo abbiamo fatto a spese nostre, ovvero grazie alla generosità personale di tanti cittadini». Il caso del paese del Reventino, amplificato anche dalla stampa nazionale, è stato al centro della puntata del format Prima della Notizia, con un collegamento che ha dato l’occasione per vedere all’interno la struttura comunale messa a disposizione. «Tutto è nato dopo il viaggio che in 6 abbiamo fatto fino ai campi profughi per portare vivere e medicinali raccolti in paese - ha ricordato il giornalista Antonio Chieffallo – perché grazie ai contatti internazionali che abbiamo potuto creare siamo riusciti a far arrivare gli ucraini in fuga dalla guerra, ma per metà maggio prevediamo di tornare potendo contare sulla straordinaria generosità dei nostri concittadini».
Tutto molto spontaneo, quindi, ma a San Mango d’Aquino coniugano accoglienza e pragmatismo. «Sono loro che stanno dando tanto a noi – ha proseguito Truzzo – perché le aree interne sono a rischio spopolamento e già i rifugiati arrivati ci consentono di avere più classi il prossimo anno nella nostra scuola, mentre avendo scoperto che tra chi è arrivato vi sono anche delle sarte, e sapendo che in paese questa figura è scomparsa, noi pensiamo di trovare il modo di trattenere il più possibile gli ospiti offrendo loro l’occasione di pianificare una vita qui».
E c’è chi già dice si alla proposta, come Olha Povarnitska – un’ex segretaria d’azienda – che ai nostri microfoni si è detta convinta di «voler rimanere il più possibile» anche perché in paese vivono già ucraini da oltre 20 anni. «Riace sì – ha concluso Truzzo – aspiriamo a diventare la nuova Riace, con un sistema aggiornato, ma pensiamo che tutta la Calabria debba diventare la nuova Riace».