Sogno (rossoblù) di una notte d’inverno, con messaggi vocali ad alimentare quello che alcuni tifosi è più che un desiderio. «La cessione del Cosenza a quel famoso fondo arabo è cosa fatta». Più o meno il contenuto di una decina di audio che ieri sera hanno fatto il giro delle chat Whatsapp di tutta la città. E forse hanno varcato anche i confini della regione. Se siano arrivati in Arabia sul tavolo di uno sceicco ricco ed esotico, però, non si sa. Ciò che si sa è che Guarascio è ancora il presidente dei Lupi. Ma forse vuole andare via. O forse no.

Una città fantastica Cosenza, che sogna una nuova società di calcio e che il patron passi la mano. Una città in grado di emozionarsi sulla base di un passaparola collettivo. Un bisbigliare nell’orecchio social, che però ad ora di cena ha fermato sul nascere ogni tipo appetito. Se non quello di un nuovo presidente, appunto. «È fatta, se ne va». Facebook ha regalato a tutti un bagno nelle fontane di piazza Europa, come quando i rossoblù vincevano campionati. E chissenefrega che è gennaio e fuori c’erano tre gradi. Whatsapp invece è diventato il confessionale del popolo dei Lupi: il luogo dove chiedere “ammiocugino” se quell’audio dicesse la verità e se quel tifoso lì la sappia più lunga degli altri.

La cessione del Cosenza calcio ad un fondo arabo è il ritornello scritto con il cuore in rossoblù.
 

La voce di un fan rotta dall’emozione di una dritta sbagliata è invece fellinismo allo stato puro. Forse neanche Sorrentino, parlando di Maradona e di Parthenope, arriverebbe a tanto nel suo prossimo capolavoro. La Cosenza sportiva ha passato la serata sull’inginocchiatoio dinanzi a sua santità El Diablo, pronta a vendersi l’anima al diavolo pur di benedire la svolta.

Ciò che contava, tuttavia, era la vendita (o la cessione, fate voi, tanto ormai tutto fa Seo) del Cosenza ad un fondo arabo con intermediari calabresi. Forse di Cosenza. O di Praia. Tutti sanno all’ombra della Sila. Nessuno la dice tutta. Guarascio sghignazza, mal che vada saluterà con un sacco di iuta pieno zeppo di milioni. Anzi no: di petroldollari. Resterá (sempre) la grande bellezza dell’amore che la gente ha per una squadra destinata a soffrire e che più proletaria non si potrebbe.