Aspetti sociologici e curiosità nelle indagini dell’appassionato ricercatore, autore di numerose pubblicazioni donate alla biblioteca di San Benedetto Ullano
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Antonio Tagarelli è un appassionato studioso della popolazione arbereshe della provincia di Cosenza. Da esperto del Cnr incaricato di uno studio sulla microcitemia, negli anni ottanta ha sottoposto tutti gli alunni delle classi terze di scuola media ad una serie di esami di tipo socio-sanitario, entrando così in contatto anche con i ragazzi residenti nei territori albanofoni. Che gli hanno suscitato una curiosità ed un interesse diventato poi una vera e propria passione.
Colpito dai loro occhi
«Inizialmente sono rimasto colpito dai loro occhi – ha detto in una intervista al nostro network - Il colore dell'iride non è azzurro, non è verde, ma un misto col grigio che è di un unico splendore. Io li ho trovati veramente originali, originalissimi, e tutto questo mi ha portato a saperne di più». Antropologici e sociologici gli approfondimenti condotti da Tagarelli, con l’analisi di documenti risalenti pure agli inizi del 1800. Insomma un viaggio attraverso due secoli, che hanno messo in evidenza anche le differenziazioni di comportamento legate al cambiamento dei tempi.
Lo studio sui matrimoni
«Fino al secondo dopoguerra le comunità sono rimaste piuttosto isolate, e per isolamento mi riferisco al matrimonio. In sostanza l’ottanta per cento degli arbereshe sposavano tra loro. Con l’eccezione di due centri abitati. Uno è quello che noi cosentini chiamiamo “Palummara”, ovvero Falconara Albanese. Un insediamento isolato dagli altri centri albanofoni. Questa condizione ha favorito l’interscambio con i paesi vicini di origine non albanese. L’altro è quello di Spezzano Albanese, attraversato dalla Statale 19, la vecchia Consolare, come veniva chiamata nei tempi di Napoleone. Era quindi difficile isolarsi in quel contesto di continuo passaggio».
L’impegno per la libertà d’Italia
La popolazione arbereshe ha attivamente partecipato inoltre ai moti del Risorgimento Italiano. E il professor Tagarelli svela un particolare poco conosciuto del Monumento per i Martiri della rivoluzione di Piazza 15 Marzo a Cosenza: «Sul basamento della statua vi è chiaramente scritto del sacrificio dei fratelli Bandiera fucilati presso il Vallone di Rovito. Quello che non tutti notano però è che vi sono incisi pure i nomi di altri caduti in una battaglia contro i Borboni. Su dieci, sei erano arbereshe». Numerose le pubblicazioni che lo studioso ha dedicato ad usi e costumi delle popolazioni arbereshe, ora donate alla biblioteca di Palazzo Bisciglia a San Benedetto Ullano: «Non ho timore che le radici di questa minoranza che è la più grande presente in Calabria, numericamente parlando, possano andare perdute. Al contrario, percepisco una rinnovata attenzione in direzione della preservazione e custodia del loro patrimonio tradizionale e culturale».