Infuria il confronto tra genitori dopo la morte di Denise sul fiume Lao mentre faceva rafting con i compagni di scuola. Ma il dirigente del più noto istituto superiore di Cosenza invita a essere razionali: «Le tragedie possono accadere ovunque» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Non si possono chiudere i ragazzi tra le quattro mura di un museo. Se cercava una risposta più rassicurante, ha chiamato la persona sbagliata». Antonio Iaconianni, è il dirigente del liceo classico “Telesio” di Cosenza. Sotto la sua responsabilità ha più di mille studenti divisi in 52 classi.
Lei porterebbe le sue classi a fare rafting?
«Noi ogni anno, nella coda dell’estate, saliamo sui gommoni e facciamo rafting sul fiume Lao. È un’attività sportiva come un’altra. Quello che accaduto ieri deve farci riflettere, semmai, sull’aspetto della sicurezza, non sull’opportunità o meno di fare gite alternative a quelle classiche».
Sui social il dibattito è infuocato. C’è chi critica la scelta di queste gite considerate a rischio.
«Io sono fatalista, purtroppo le tragedie possono accadere ovunque, anche rimanendo seduti a mangiare in un ristorante. Non possiamo vivere con la paura addosso e tenere i ragazzi sotto una campana di vetro, loro hanno bisogno di fare esperienze stimolanti, è questo che li aiuta a crescere».
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Una signora scrive in un commento che queste attività non vanno autorizzate dalla scuola che ha un compito didattico diverso.
«Non sono d'accordo. Le discipline sportive fanno crescere il corpo lo spirito dei ragazzi. Con i miei studenti andiamo ogni anno a fare vela a Policoro, andiamo anche in settimana bianca, allora che dovremmo fare, lasciarli sempre a casa? Quello che fa la differenza è l’aspetto della sicurezza, non dico che si possa azzerare il pericolo, ma renderlo minimo sì. I miei studenti giocano a calcio anche con ex sportivi professionisti, ma è mia cura andare negli spogliatoi degli avversari a ricordargli che hanno davanti dei sedicenni».
La Protezione civile aveva segnalato un’allerta gialla in tutta la regione, lei li avrebbe fatti salire sul gommone i suoi ragazzi?
«No. Lo dico con assoluta sicurezza: no. Neppure se mi avessero rassicurato gli organizzatori del posto. Avere la responsabilità dei figli degli altri deve portare a essere più che prudenti. Non voglio entrare nel merito delle scelte che non mi riguardano, ma questo mese di maggio, lo vediamo tutti, è stato contrassegnato da una instabilità evidente. La natura è imprevedibile, certo, ma certi segnali non devono essere trascurati».
È chiaro che per lei questo dramma non deve portare le scuole a cancellare certe attività dalle proprie agende, ma cosa si potrebbe fare per renderle più sicure?
«Servono protocolli rigidissimi, stilati e sottoscritti da organismi terzi rispetto agli stessi dirigenti scolastici e ai gestori di attività».
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