Questa mattina la cerimonia alla presenza del prefetto Massimo Mariani e dei procuratori di Reggio Calabria e Palmi Giovanni Bombardieri ed Emanuele Crescenti
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Nel giorno in cui ricorre il 31esimo anniversario della strage di Capaci e si celebra la Giornata per la legalità e il contrasto alla criminalità mafiosa, il palazzo municipale di Gioia Tauro è stato intitolato alla memoria dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, barbaramente uccisi dalla mafia, nel 1992. “L’Amministrazione comunale intitola questo edificio custode delle civiche libertà alla imperitura memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, magistrati caduti per la libertà di tutti i cittadini dal servaggio mafioso”, si legge nella targa affissa sulla facciata del municipio, voluta dell’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Aldo Alessio, e svelata questa mattina durante una partecipata cerimonia.
Alla cerimonia, moderata dal vicesindaco Carmen Moliterno, hanno preso parte il deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro, l’assessore regionale alle Politiche per il lavoro e Formazione professionale Giovanni Calabrese, il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, i procuratori della Repubblica di Reggio e Palmi Giovanni Bombardieri ed Emanuele Crescenti, nonché numerosi sindaci del comprensorio e diverse autorità civili, militari e religiose. Una volta svelata la targa, l’orchestra composta dagli alunni dell’Istituto comprensivo “Francesco Pentimalli” ha eseguito il brano “La vita è bella” di Nicola Piovani, mentre alcuni studenti delle varie scuole cittadine hanno letto celebri frasi pronunciate dai due magistrati, prima di lasciare la parola al primo cittadino e agli ospiti intervenuti.
Alessio: «Siamo stati i primi a costituirci parte civile contro la ‘ndrangheta»
Il primo a prendere la parola è stato il sindaco Alessio, il quale ha tenuto a ringraziare le forze di polizia per il lavoro che quotidianamente svolgono per contrastare la criminalità organizzata. «È dal servaggio mafioso, così come c’è scritto su questa targa, che stiamo cercando di liberarci – ha affermato Alessio – e siamo come la goccia che tutti i giorni cade sulla roccia e col tempo la scava. Con pazienza scaviamo lentamente, sapendo che il nostro è un lavoro costante e quotidiano, ma lento per combattere la criminalità organizzata, specialmente quella gioiese, fra le ‘ndranghete più agguerrite e sanguinarie. Ma sono oltre 30 anni che la stiamo contrastando nei processi, nei procedimenti, nelle nostre testimonianze, nelle nostre costituzioni di parte civile e nelle nostre denunce quotidiane. E andremo avanti così, come quella goccia perché col tempo riusciremo a scavare quel buco nella roccia».
Per quanto riguarda i giudici Falcone e Borsellino, Alessio, dopo aver raccontato le circostanze nelle quali conobbe Falcone, ha sottolineato che sono stati «due grandi uomini, due grandi magistrati e due grandi italiani che meritano tutta la nostra riconoscenza ora e per l’eternità, perché ci hanno dato lezioni importanti di vita e tanti insegnamenti. Con quel maxiprocesso hanno dimostrato che la mafia poteva essere processata e condannata nel suo territorio. Oggi è il giorno della memoria, del ricordo, della responsabilità di noi tutti, perché se ci hanno dato degli insegnamenti noi dobbiamo fare la nostra parte e possiamo farlo, creando le condizioni di una rivoluzione culturale che ci possa permettere di costruire un coraggio collettivo per poter denunciare in prima persona il malaffare».
Detto questo, il primo cittadino ha sottolineato quando «in anni non sospetti, nel 1999, il 19 gennaio, ci siamo costituiti parte civile contro la ‘ndrangheta di Gioia Tauro, contro i Molè e i Piromalli e seguito tutti i processi. Allora non si osava nemmeno pensare che un amministratore potesse costituirsi parte civile e in quel periodo, in questa città dove c’era una cappa di piombo, la paura si tagliava a fette nell’aria e in quella situazione abbiamo avuto coraggio. Oggi, finalmente, costituirsi parte civile è la normalità. Siamo stati da esempio per molti amministratori, possiamo dire che quell’inizio è stato proficuo, portando risultati a tutti. Siamo stati non solo l’amministrazione che per la prima volta si è costituita parte civile, ma anche quella che ha dovuto sfondare porte per farsi consegnare i beni confiscati alla mafia. E il primo bene che abbiamo acquisito è stato l’ex Euromotel dei Piromalli e non è stato facile, perché abbiamo dovuto scardinare quel portone dello Stato che fino a quel giorno ci impediva la consegna di quei beni. Dopo qualche giorno però, 11 consiglieri si dimisero per mandarmi a casa, ma fortunatamente non ci sono riusciti. Li abbiamo surrogati tutti e abbiamo avuto la possibilità di continuare l’attività amministrativa. Questa sì, è la città della mafia, della ‘ndrangheta e della criminalità, ma non è tutta così, qui c’è anche l’antimafia».
Il sindaco Alessio ha concluso dicendo che «dobbiamo essere grati a Falcone e Borsellino per il loro insegnamento, per il loro sacrificio, per quello che hanno fatto e per la loro e redità e noi abbiamo il dovere e il compito di saperli trasmettere alle nuove generazioni, di modo che domani ci saranno futuri cittadini migliori di noi in grado di affrontare in modo più adeguato i problemi della città e trovare le giuste risoluzioni».
Calabrese: «Emblema del coraggio»
La parola è poi passata all’assessore regionale Calabrese, il quale portando i saluti del governatore Roberto Occhiuto, ha sottolineato che «oggi questa intitolazione è l’emblema del coraggio e dell'impegno perché, entrando in questo municipio, luogo simbolo della responsabilità pubblica e della incorruttibilità, possano echeggiare gli insegnamenti di contrasto alle mafie». Calabrese ha poi rimarcato l’impegno della Regione per quanto riguarda i beni confiscati, ricordando il protocollo d'intesa sottoscritto con l'assessore regionale alla Sicurezza, Legalità e Valorizzazione ai fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata Filippo Pietropaolo, le prefetture e il ministero dell'Interno, appunto per agevolare i Comuni sulle procedure per l’assegnazione degli immobili.
Crescenti: «Puntare sulla formazione»
Il procuratore della Repubblica di Palmi Crescenti, dopo aver raccontato come Giovanni Falcone sia stato l’esempio che ha seguito da giovane studente, improntando il suo percorso in magistratura «all’idea di affermare quei suoi principi», ha affermato che «Sicilia e Calabria devono diventare terre di antimafia e anti ‘ndrangheta attraverso le istituzioni. La mafia si combatte attraverso la scuola e la formazione – ha poi aggiunto recitando la celebre frase di Gesualdo Bufalino “La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari” – perché è solo educando alla legalità che si sconfigge la criminalità organizzata».
Bombardieri: «I giovani devono essere la coscienza di tutti»
«Oggi è un giorno importante, intanto per il valore simbolico di un gesto importantissimo, che è l’intitolazione della casa di tutti – ha affermato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Bombardieri -. Quello di oggi non deve essere un gesto di retorica, perchè la memoria è fondamentale per vivere il presente e costruire il futuro. I giovani poi, hanno un ruolo fondamentale di contrasto alla criminalità organizzata, specialmente in terre come le nostre. Non bisogna però commettere l’errore di criminalizzare l’intero territorio, perché abbiamo anche molti esempi positivi. Qua, per esempio, c’è il porto che è una ricchezza, perché al suo interno è vero che ci passa la droga, ma si svolgono al 90% attività economiche legali ed è un volano per l’economia di tutti, per lo sviluppo di questo territorio. I giovani hanno il compito di essere la coscienza di amici e familiari.
Dovete pretendere dalle vostre famiglie un atteggiamento di lontananza dal modo di pensare ‘ndranghetista e che non si girino dall’altra parte. Il problema principale in Calabria non sono i mafiosi, ma il fatto che la società civile spesso di gira dall’altra parte e preferisce non guardare lasciando campo libero a questa gente che si è impossessata del nostro futuro. Abbiamo il dovere di stare accanto a chi denuncia, per riappropriarci della libertà di mettere in piedi un’attività economica senza chiedere il permesso al mafioso. Questo di oggi è un gesto davvero importante, perché dal ricordo si costruisce il futuro».
Mariani: «Dobbiamo essere custodi della memoria»
L’intervento conclusivo è stato affidato al prefetto Mariani, il quale si è complimentato col sindaco per la sua «passione civile, molto importante in un’epoca in cui ci sono poche passioni e non bisogna mai perdere quella morale quando di parla di contrasto alla criminalità. Questa targa è un richiamo per tutti noi alle nostre responsabilità e doveri. Con il lavoro di magistratura, forze dell’ordine e soprattutto cittadini, dobbiamo arrivare al risultato di non associare più la parola Calabria alla parola ‘ndrangheta. Se ci sono persone che hanno dato la vita per la nostra libertà, è compito nostro preservare la loro memoria. Il Comune deve essere il custode delle libertà, il primo avamposto dei diritti dei cittadini. Altrettanto importante è essere custodi della memoria».