CATANZARO- Vittorio Sgarbi, ambasciatore della Cultura per la Regione Lombardia per Expo 2015, si dice "pronto a rinunciare a chiedere in prestito i Bronzi di Riace" per l'esposizione all'Expo 2015. "La decisione - aggiunge il critico d'arte ed ex sottosegretario - per il punto a cui sono le polemiche ed in attesa del giudizio tecnico della Commissione tecnica voluta dal ministro Franceschini".
"Mi sembra opportuno dire - dice nella nota stampa Vittorio Sgarbi - che se si continua a insistere sulla cosiddetta opera simbolo, il cosiddetto 'Albero della vita', una carnevalata o un'americanata buona per Las Vegas, inutilmente dispendiosa e simbolo di un'Italia che non esiste, estranea alla bellezza e alla civiltà artistica che faticosamente abbiamo inteso far riemergere a Milano, è inutile scomodare i Bronzi di Riace, la cui richiesta ha avuto il benefico effetto di far parlare della Calabria come dell'area della più grande civiltà umana, la Grecia e la Magna Grecia, e di Milano come città d'arte d'un colpo, facendo dimenticare scandali, tangenti, corruzioni, con l'immancabile magistrato, eroe subito". "In questi mesi - sostiene ancora il critico d'arte - si è parlato più dei Bronzi di Riace che di Cantone. E per la prima volta della Calabria non per la 'ndrangheta ma per i Bronzi. Mi pare un buon servizio per Milano, per i calabresi e per l'Expo. Ma se l'agognata opera simbolo dev'essere l''Albero della Vita', letteralmente inteso come l'albero della cuccagna (Cantone docet) e invece i Bronzi, che Pertini volle a Roma come simbolo della democrazia occidentale, vengono trasformati in oggetto di futili polemiche ben stigmatizzate dall'ambasciatore Sergio Romano, sono pronto a rinunciare a chiederne il prestito". "Aggiungo - conclude Sgarbi - che trovo incompatibile che il Padiglione Italia sotto la guida dell'ideatore dell'Albero della Vita, con i vari sponsor ipnotizzati da fuochi d'artificio, ospiti grandi opere d'arte, simboli assoluti dell'Italia, come l'Ebe di Canova, per la quale mi sono speso e che dovrà trovare una collocazione più idonea allo spirito italiano''. (ci)