La tomba nel Busento (traduzione di Giosuè Carducci)

Cupi a notte canti suonano

Da Cosenza su 'l Busento,

Cupo il fiume li rimormora

Dal suo gorgo sonnolento.

Su e giù pe 'l fiume passano

E ripassano ombre lente: Alarico i Goti piangono,

Il gran morto di lor gente.

Ahi sì presto e da la patria

Così lungi avrà il riposo,

Mentre ancor bionda per gli ómeri

Va la chioma al poderoso!

Del Busento ecco si schierano

Su le sponde i Goti a pruova,

E dal corso usato il piegano

Dischiudendo una via nuova.

Dove l'onde pria muggivano Cavan, cavano la terra;

E profondo il corpo calano,

A cavallo, armato in guerra.

Lui di terra anche ricoprono

E gli arnesi d'òr lucenti:

De l'eroe crescan su l'umida

Fossa l'erbe de i torrenti!

Poi, ridotto a i noti tramiti,

Il Busento lasciò l'onde

Per l'antico letto valide

Spumeggiar tra le due sponde.

Cantò allora un coro d'uomini:

- Dormi, o re, ne la tua gloria!

Man romana mai non vìoli

La tua tomba e la memoria!

Cantò, e lungo il canto udivasi

Per le schiere gote errare:

Recal tu, Busento rapido, Recal tu da mare a mare.

 

Dal ponte Mario Martire si possono vedere con un po’ di fantasia i secoli di storia di Cosenza e quel punto dove si incontrano i fiumi crati e busento nella cui confluenza la mente corre sulla leggenda di Alarico.

 

In quel punto il poeta tedesco Von Platen dedica un’ode al re dei visigoti tradotta poi da Carducci in cui sentiamo l’emotività di un popolo piangere il proprio capo scordando le atrocità perpetrate da una stirpe barbara e dalla storia che la fa giungere a Cosenza. Una storia che appartiene al passato e come tutte le storie che appartengono ad un popolo, nel bene e nel male non possono essere dimenticate.

 

 Cosenza, domani inaugurazione della statua di Alarico

 

Ora, per volere del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, quella leggenda assume un significato, una intuizione, un segno che messo insieme ad altri tasselli potrebbe  candidare la città dei bruzi a capitale della cultura italiana  2018 attraendo turisti a favore del territorio e dei suoi abitanti.

 

Una cerimonia alla presenza di cittadini e di autorità ha accolto la scultura di Paolo Grassino raffigurante Alarico, il suo cavallo e le radici di una cultura ben radicate nel territorio dove la leggenda vuole la sua tomba. E vede cosenza custode di un tesoro saccheggiato a Roma dal precursore della distruzione dell’Impero romano.

Radici che stanno ad indicare che non bisogna rinnegare e dimenticare un passato, anche doloroso, dove però ci piace immaginare che proprio li dal ponte mario martire, è possibile ascoltare i cupi canti notturni dei goti aspettando di vedere riaffiorare un segno dalle placide acque del Busento.

 

Fiorenza Gonzales

 

statua alarico