L'esperienza della “Casa paese per demenze” di Cicala, dove le emozioni diventano cura, gestita dalla Ragi onlus di Elena Sodano, come modello da seguire per la gestione di una malattia che interessa nel mondo oltre 55 milioni di persone. In occasione della XXX Giornata mondiale dell'Alzheimer, dal piccolo “borgo amico delle demenze” dal 2018, il primo in Calabria, ai piedi della Presila Catanzarese, un momento di sensibilizzazione organizzato insieme al Rotary Club di Catanzaro, rispetto ad una malattia destinata a crescere come cresce il bisogno di individuare strategie di prevenzione e garantire ai malati e alle loro famiglie un sostegno adeguato che coinvolga l'intera collettività.

Una vita nella normalità

«Sicuramente Casa Paese sta diventando un esempio importante un po' in tutta Italia di come può esserci un modo diverso di prendersi cura non solo delle persone con demenza ma un po' di tutta la fragilità – commenta Sodano -. Per noi prendersi cura significa far vivere nella normalità e la normalità si vive nel territorio: nelle strade, nelle piazze, andando al ristorante, dal parrucchiere. Casa paese è questo: un nuovo modo di prenderci cura». «Spesso e volentieri non si sa neanche come approcciarsi a questi temi e questo avviene ovviamente per mancanza di conoscenza – evidenzia la psichiatra Stefania Ruberto -, quindi ci teniamo a offrire informazioni proprio per favorire questa conoscenza e poi per approcciarsi proprio ai servizi di salute mentale che in pochi conoscono ancora».

I segnali da non sottovalutare

«Il primo campanello d'allarme è rappresentato dal disturbo della memoria soprattutto per i fatti recenti – spiega il geriatra Pietro Gareri -, altri aspetti per esempio il disorientamento e la incapacità di ricordare dove sono posizionati degli oggetti. Ecco, quando diventano ricorrenti diciamo che possono essere dei segnali d'allarme». Dunque da questo borgo in cui si respira normalità e inclusione per i 14 ospiti della struttura residenziale concepita come un paese nel paese, si continuano a promuovere iniziative che puntano ad abbattere quella sensazione di smarrimento e confusione coi cui convivono le persone con demenza. «È l'esempio che quando uno crede nelle idee e persiste, con i compagni di viaggio giusti, arriva al risultato» commenta il sindaco Alessandro Falvo. «È un evento che si inserisce nell'ambito di un programma dettato dal nostro presidente internazionale – afferma il presidente del Rotary Club Catanzaro, Carlo Maletta - molto sensibile alla tematica relativa alla salute e alla sanità mentale e siamo molto felici di essere qui e grati dell'accoglienza che abbiamo trovato». Alla tavola rotonda nella sala consiliare del comune, intitolata "Alzheimer e altre demenze, la forza di non essere soli per vincere stigma e solitudini", moderata dal medico rianimatore Marisa Macrina, sono inoltre intervenuti il neurologo Domenico Frontera, i geriatri Roberto Lacava, Alba Malara e Michele Rossi, la psicologa e responsabile terapeutica di Casa Paese, Amanda Gigliotti. Ha portato i suoi saluti e ha offerto una profonda riflessione sul tema anche il parroco di Taverna, don Antonio Ranieri.

Accrescere la consapevolezza

Normalizzare e umanizzare la vita delle persone con demenze, è quello che fa Casa paese che negli ultimi anni ha sicuramente contribuito ad accrescere la consapevolezza rispetto a queste patologie così delicate: «Noi stiamo facendo tantissimo con incontri in molti comuni, parlando con i cittadini, perchè purtroppo ancora oggi quando si parla di demenza si crede che c'è una diagnosi, poi un periodo per far stare il paziente in famiglia e poi chissà la fine che questa persona potrà fare. Invece dopo una diagnosi c'è tantissima vita che vale la pena di essere vissuta».

Le emozioni come cura

Intanto la vita a Casa Paese prosegue nell'assoluta normalità per tutti gli ospiti: «La giornata inizia intorno alle 9.00, si fa colazione al bar Italia, poi si esce, si fa la spesa, si chiacchiera, si va al bar poi si pranza – racconta Sodano -. Alcuni ospiti restano a Casa paese per cucinare insieme alle cuoche. Nel pomeriggio si esce o si fanno attività, insomma sono delle pratiche di cura veramente importanti e noi siamo quasi al completo, mancano soltanto altri due posti per arrivare a 16 persone e questo significa che tante famiglie, calabresi e non solo, credono in questo nostro modo di fare cura».