Cicala, piccolo borgo della Calabria, diventa ogni giorno teatro silenzioso di una rivoluzione gentile. Tra le mura accoglienti di Casa Paese, struttura innovativa dedicata a persone con Alzheimer e demenze neurodegenerative, si intrecciano storie di dolore e rinascita. Tra queste, quella di Carmela Gabriele, dipendente di Fibercop e moglie di un uomo colpito dalla malattia a soli 53 anni.

«Nei primi anni riuscivo a gestire mio marito da sola, ma col tempo la situazione è precipitata» racconta Carmela. «Non dormivo più, non lavoravo più, vivevo nell’ansia continua che potesse farsi del male. Abbiamo visitato diverse Rsa nella provincia di Cosenza, ma uscivamo sempre con la certezza che non era quella la strada». 

Poi, un giorno, la scoperta quasi miracolosa: un articolo, un video, il nome di Casa Paese. Una speranza concreta, ma subito spezzata: la struttura, che accoglie solo 16 ospiti, non aveva posti disponibili. «Quando sono andata via ero dispiaciuta, ma anche rincuorata: lì avevo visto un luogo dove le persone venivano trattate con amore vero, dove la cura non era solo assistenza, ma umanità».

Il momento della svolta arriva in una domenica difficile, segnata da un’altra crisi. «Mio marito stava cercando di scappare di casa, e proprio in quel momento mi chiamano da Casa Paese: si è liberato un posto». Carmela descrive quel momento come “un segno dal cielo”. Ma è stato un dettaglio a farle capire che quel posto era davvero speciale. «Non mi hanno chiesto solo vestiti o scarpe, ma anche la sua crema per il corpo, il dopobarba, i profumi… Tutto ciò che raccontava chi era lui. Era come portarlo in una nuova casa, non in una struttura sanitaria». 

Da allora, Carmela frequenta spesso Casa Paese. «Vederli lavorare è una gioia. Le operatrici sono sempre presenti, li coccolano, li rassicurano, li accompagnano anche nelle notti in cui non dormono. Non li costringono, li seguono. E questo fa la differenza». Ma la sua non è solo una storia privata. Carmela è diventata una voce attiva nel promuovere questa realtà e chiede con forza che venga replicata. «In Calabria ce n’è solo una. Io faccio un’ora e venti di macchina ogni volta per venire qui. Servirebbero più strutture come questa, anche nella mia città».

Nel tempo, ha cercato anche il dialogo con le istituzioni. «Ho contattato persone vicine alla politica calabrese. Non chiediamo fondi o favoritismi, chiediamo solo di essere ascoltati. Di portare qui il presidente della Regione e fargli vedere cosa significa Casa Paese». Finora, però, nessuna risposta concreta. Eppure l’eco di questa esperienza inizia a diffondersi: servizi televisivi, interesse dei media, domande da parte di chi scopre la struttura solo tramite passaparola. «Tutti mi chiedono perché una realtà così importante non sia ancora conosciuta come dovrebbe». Carmela non si arrende. «Voglio rendermi utile, voglio che altre famiglie possano vivere la serenità che io ho finalmente trovato. Non possiamo lasciare che Casa Paese resti un’eccezione. Dobbiamo fare in modo che diventi la regola».