Non poteva partire prima di salutare, così Dario Brunori, con le valigie già pronte, ha voluto incontrare la stampa al Tau dell'Unical in un incontro organizzato da Fabio Vincenzi, direttore del Teatro Auditorium dell'ateneo. Un simbolico abbraccio che l'artista, pronto a debuttare come concorrente sul palco di Sanremo con "L'albero delle noci", ha voluto dare alla sua città, Cosenza, che da giorni è in fibrillazione tanto che anche le copie del Tv Sorrisi e Canzoni che lo vede in copertina insieme agli altri cantanti, già stamattina era quasi introvabile. Brunori ha raccontato com'è nata l'idea di portare quella canzone all'Ariston con il suo consueto garbo sfumato di ironia.

«Stavamo registrando il nuovo album e avevo scritto un brano che profumava di Sanremo. Poi sono venuti a trovarmi i discografici della Universal in Calabria e mi hanno convinto a partecipare. Non ho mai amato l’idea della competizione - ha aggiunto - ero stato ospite con i Zen Circus a Sanremo, ma avevo capito che la gara non era per me. Poi Riccardo Senigallia, che non è proprio un tipo di Sanremo, mi ha detto: se sei convinto della canzone, non devi temere nulla, ti divertirai».

Sul palco non sarà solo. Anzi, tutt'altro: «Per la prima volta a Sanremo mi porto due direttori d’orchestra. Mirko d’Onofrio che condurrà la serata dei duetti e Stefano Amato l'esibizione del brano. Diciamo che ho fatto una cosa alla calabrese: mi sono portato tutta la famiglia. E, a proposito, mia mamma ci sarà».

«Sono un familista morale, con tutti i pro e i contro che questo comporta. Noi qui riusciamo a rimodularci senza perdere la nostra identità, ed è una cosa positiva. In un momento così frammentato è davvero faticoso portare avanti un progetto senza lasciarsi tentare dalle sirene, soprattutto quando cambia il contesto. Tuttavia, la presenza dei miei affetti, dei miei amici, dei collaboratori che sono con me da anni mi tengono ancorato, come un Ulisse legato all’albero della nave, permettendomi di seguire la rotta giusta.

Questo disco parla molto della fatica, ma anche della gioia di portare avanti le relazioni in generale. Certo, ci sono la carriera e i traguardi, ma ciò che conta davvero è la qualità della vita che si costruisce e il tentativo di appartenere a un’umanità giusta e bella». Nel brano c'è un passaggio alla "neve e al miele" che ha fatto sorridere i cosentini che vi hanno riconosciuto la famosa ricetta.

«Tra l’Accademia della Crusca e la "scirubetta", alla fine ha vinto l’Accademia della scirubetta! A parte gli scherzi, per me era importante realizzare un testo che rappresentasse la mia poetica, una sintesi di diverse tematiche che mi hanno sempre accompagnato. Sapere che venga apprezzata la cura e l'attenzione che ci abbiamo messo in questo lavoro conta molto per me».

Nella serata dei duetti Brunori canterà uno dei brani simbolo di Lucio Dalla "L'anno che verrà" insieme a Riccardo Senigallia e Di Martino. «Dalla è il cantautore che unisce tutti e tre. Potevamo scegliere un suo brano più ricercato, ma abbiamo preferito il suo pezzo più iconico. Inoltre, è anche un omaggio ideale al nostro amico Paolo Benvegnù, che ci ha lasciato proprio a Capodanno».