Vive a Tortora, nell’alto Tirreno cosentino. Con il progetto "Viaggiolento" ha fatto concerti in tutta Europa, è appena tornato dalla Bretagna, passando dalla Svizzera e Lombardia
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L’ultimo cantastorie? Forse sì, o magari no. Il cantastorie riporta la memoria indietro il tempo, al Medioevo, ai giullari. Il cantastorie è il progenitore di tutta la famiglia degli 'artisti di strada', ai giocolieri, saltimbanchi, acrobati. Il cantastorie è cultura, storia. Biagio Accardi è un cantastorie autentico. Che preferisce definirsi «un performer, un autore di canzoni, di libri e di produzioni teatrali. Ma anche un sognatore e uno sperimentatore. Uno che viaggia, in tutti i sensi e con tutti i sensi, con il preciso obiettivo di ricercare e creare bellezza. Ma anche “alchimista” per l’attitudine di mettere insieme gli elementi e in senso più ampio le arti»
In questa nostra confusa epoca, il mestiere del cantastorie potrebbe sembrare anacronistico. Ma Biagio ha le idee chiare:
«In realtà non lo è affatto. Per me è cercare l’innovazione nella tradizione. Basti pensare che alcune delle tecniche dei cantastorie sono ancora studiate nel teatro contemporaneo e che gli archetipi utilizzati nelle loro storie hanno per millenni emozionato le genti. Per cui essere cantastorie oggi non significa solo recuperare la memoria storica della loro figura e la loro tradizione, ma è anche avere strumenti e spunti per nuove ispirazioni e nuove produzioni artistiche».
Viviamo nell’epoca della velocità, del tutto si deve fare in fretta. Per cui c’è da capire cosa significhi predicare e praticare il valore della lentezza.
«Tutto quello che ci è accaduto negli ultimi tempi ci avrebbe dovuto far capire che c’è assolutamente bisogno di tirare un freno. Per fortuna sono in molti quelli che stanno considerando una vita meno frenetica e cercano di dedicare più tempo a migliorare la qualità della propria vita e delle loro relazioni. Anche se in realtà non si tratterebbe solo di rallentare, ma anche di assecondare i ritmi della Terra e il suo andamento».
Ma c’è gente che segue un cantastorie, che lo ascolta nelle sue ‘utopie’?
«Come dicevo, molta gente si sta avvicinando ad un pensiero di “resilienza”, giusto per utilizzare un termine molto in voga di questi tempi, e sono in tanti a contattarmi per un confronto o semplicemente per dei consigli sull’argomento. Anche se in apparenza tutto va verso la frenesia e il caos, posso tranquillamente affermare che esiste un “mondo” parallelo fatto di vera umanità, che contempla e costruisce giorno dopo giorno un’esistenza fatta di luce e bellezza».
Per un cantastorie deve essere difficile vivere dentro questa società così fredda e indifferente.
«La società che ci vendono è solo apparenza e non mi appartiene. Sono troppo indaffarato a vivere con tutte le mie forze la vera realtà, che è fatta di relazioni e persone che amano vivere con profonda dignità la propria esistenza e lavorano quotidianamente al preciso obiettivo di costruire un mondo migliore, più umano e meno “virtuale».
La musica ha sempre svolto un compito importante, in ogni epoca, per ogni evento. Spesso condizionando le scelte storiche più importanti, penso alle guerre, alle rivolte sociali, alle battaglie per i diritti.
«Sì, in tutte le epoche la musica ha svolto un ruolo importante per la crescita collettiva e spirituale dell’uomo. Questo concetto non va sottovalutato per un’analisi lucida di ciò che sta accadendo nell’ambito della scena musicale odierna, che vede un impoverimento dell’aspetto creativo e dei valori umani con conseguente omologazione. Ovviamente tutto quello che oggi il mainstream propone, spinto e propagandato dai mass media è solo un lato della medaglia, che è quello più sotto i riflettori».
Ed evidentemente c’è ancora ben altro. All’orizzonte si intravedono cambiamenti epocali.
«Non vanno trascurati tutti quei musicisti che hanno preso consapevolezza del potere che ha la musica. Non solo per i concetti espressi nei testi delle canzoni che veicolano informazioni e modelli, ma anche del potere del suono come pura vibrazione. Ricordiamo che tutto quello che si muove: l’intero pianeta, compreso il nostro corpo è vibrazione, per cui potrebbe essere la musica o meglio il suono, tramite un gioco di risonanze, il mezzo per armonizzare noi stessi e anche tutto quello che ci circonda. Probabilmente questi musicisti e compositori sono coloro che rendono viva la musica che accompagnerà la nuova Era. Quella che cambierà il mondo».
La montagna è come un rifugio, una grotta sperduta. Non sempre si sta meglio fra la gente, magari si sogna di vivere in un bosco, a stretto contatto con la natura.
«Bisogna assolutamente stare bene con sé stessi per stare bene ovunque, sia in mezzo ad una folla che da soli in un bosco. L’ideale sarebbe stare in un bosco con le persone che ami! La natura sicuramente ci rigenera e ci nutre, ma anche la socialità. D'altronde l’essere umano è parte integrante della Natura. È il sistema societario di oggi che fa di tutto per allontanarci da essa, ma è necessario prendere consapevolezza ed invertire la rotta per riconnetterci a Madre Terra e ritrovare l’equilibrio che stiamo perdendo».
Biagio ha base a Tortora, nell’alto Tirreno cosentino, che è il paese natale del padre, nato a Cremona. La madre è della Basilicata. Con il progetto "Viaggiolento" ha fatto concerti in tutta Europa, è appena tornato dalla Bretagna, passando dalla Svizzera e Lombardia. Un cantastorie universale. Che più che essere figlio non di un paese, lo è del mondo. Un cosmopolita lento!