Vincenzo Mancini è emigrato negli States nel 1965 e viene in Italia due volte l’anno. Dopo la vittoria del tycoon è sceso in strada con le bandiere: «Kamala non era un candidato credibile. Meloni? Non rispetta le cose che promette»
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L’eco della vittoria elettorale di Donald Trump travalica l’oceano ed i festeggiamenti arrivano in pieno centro a Cosenza. Proprio nel capoluogo bruzio, infatti, da stamattina sono apparse bandiere agli alberi e cappellini: sono quelli portati in Italia da Vincenzo Mancini, emigrato negli Stati Uniti quasi sessant’anni fa e trumpiano convinto.
L’uomo, dopo una vita nelle industrie del metano e tanti azzeccati investimenti nell’edilizia, torna due volte all’anno a Cosenza: «Vengo qui a novembre, per salutare mia mamma al cimitero come le promisi anni fa, e per la Fiera di San Giuseppe. Sono legatissimo alla mia città». Da Phoenix, Arizona, zio Vinz (così è conosciuto dagli amici del suo quartiere) ha costruito una fortuna e una famiglia solida: oggi si trovava a Cosenza e dopo aver votato per corrispondenza è sceso in strada per festeggiare. Ha attaccato bandiere agli alberi, ha esultato e sfilato con bandiere e cappellini di Donald Trump e del suo movimento MAGA Make America Great Again.
La sfilata di Vincenzo Mancini: «È l’uomo giusto per gli USA»
«Sono diventato repubblicano nel 2014 – spiega Vincenzo – dopo essere stato indipendente. Durante la sua presidenza Trump ci ha fatto vedere la corruzione che esiste nel governo degli States. Nel passato ho votato sia democratici che repubblicani, ho votato anche Clinton, con lui negli anni ‘90 si stava bene. Adesso però i democratici sono ormai tutti socialisti e comunisti, io in Arizona ho visto entrare 11 milioni di immigrati. Trump ha provato ad alzare un muro, non gliel’hanno fatto finire».
Anche il giudizio su Biden e Kamala Harris è sprezzante: «Umanamente Biden lo rispetto, ha fatto anni di servizio nelle amministrazioni, ma è anziano e malato. Kamala invece non era una candidata credibile, non penso fosse in grado, è incompetente: in California non ha fatto bene, ma i giornali sono con lei e la coprono».
Un repubblicano in piena regola, un trumpiano di ferro che crede convintamente nel suo leader: «Solo lui può cambiare tutto: hanno provato a farlo fuori in America, chissà che cosa gli farebbero qui. Io ogni anno vengo tre mesi in Italia ma non trovo nessun miglioramento, nemmeno un centimetro man – dice mischiando italiano, inglese e dialetto cosentino – qui giri, giri e arrivi sempre allo stesso punto».
Quando gli chiediamo se in Italia Trump riuscirebbe a incidere, la sua risposta è netta: «In Italia? Lo farebbero fuori, senza alcun dubbio. Qui la corruzione è troppo forte, l’Italia è piccola e il Vaticano è troppo forte. Per rifare l’Italia grande come farà lui con gli Stati Uniti dovrebbe smantellarla e rifarla di nuovo, tutta Roma andrebbe rifatta. In Italia c’è la Meloni: lei mi piace, onestamente, però non ha fatto quello che aveva promesso, come con le accise. Ha spiegato perché non c’è riuscita, però non la seguo abbastanza per giudicare».