Il Consiglio dei Ministri ha approvato proprio ieri un disegno di legge per introdurre lo specifico reato di femminicidio punito con l'ergastolo. Novità sono state già introdotte nel 2023 con riferimento al Codice Rosso. Le illustra la sostituta procuratrice del tribunale di Reggio Calabria
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Non una sterile celebrazione di facciata ma una profonda e legittima aspirazione alla libertà e alla giustizia delle donne e dell'impegno necessario per realizzarla. Queste le radici storiche dell’8 marzo. Un impegno ancora oggi attuale e necessario che trasversalmente riguarda tutta società e i suoi ambiti, perché ancora fortemente radicati sono, nella nostra (sub)cultura intrisa di patriarcato, gli stereotipi della donna senza diritto alcuno, dentro e fuori dalla famiglia, e invece destinataria di soli doveri familiari. Donna, moglie e madre come una proprietà da rivendicare. Urge una rivoluzione culturale.
In questo stereotipo che, anche nel nostro civile Bel paese che soltanto poco più di 40 anni fa ha abolito il delitto d'onore (maschile) che rendeva l'uomo "giustificato" per avere ucciso la moglie adultera, si innesta il grave, dilagante e per molti versi ancora sommerso e impunito fenomeno della violenza sulle donne. Una violenza che si traduce in discriminazioni nei più variegati contesti sociali e in particolar modo all'interno della famiglia con maltrattamenti, lesioni, violenze sessuali, fisiche e psicologiche di donne, mogli, compagne e fidanzate che troppo spesso degenerano nel delitto di omicidio.
Conoscere il fenomeno per prevenire
Necessario investire sulla prevenzione per assicurare interventi che spezzino le catene della violenza e "salvino" la vita delle donne. Il termine femminicidio coniato per specificare il reato di omicidio delle donne
molto spesso per mano di mariti, compagni, conviventi, fidanzati è il segno di tutta l'urgenza di un intervento fermo e severo. Per fare prevenzione occorre, tuttavia, anche conoscere approfonditamente il fenomeno e in questa ottica sarebbero necessari maggiori dati proprio sui cosiddetti reati spia del femminicidio.
«L’ultima indagine sul punto è stata condotta dall’Istat nel 2014. Davvero troppo datata per essere attendibile. Ciò vuol dire che non abbiamo un sistema di dati che, a livello nazionale, ci consenta di avere consapevolezza dell’entità della violenza di genere. Conosciamo i numeri dei femminicidio, 98 nel solo 2024, ma mancano tutta una serie di dati sui reati cosiddetti spia, quindi maltrattamenti in famiglia, violenze sessuali, stalking». È quanto ha dichiarato la sostituta procuratrice della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, Flavia Maria Luisa Modica, intervenuta in occasione di un convegno promosso dall'ufficio del garante delle Vittime di Reato della regione Calabria. Continua a leggere su IlReggino.it