Idea ecosostenibile

«Ma quale Ponte sullo Stretto, meglio un tunnel sottomarino». Così un architetto vuole collegare Calabria e Sicilia rispettando l’ambiente

L’idea del progettista toscano Angelo Renna: una soluzione sommersa per diminuire l’impatto sull’habitat. Costruito a 50 metri di profondità sarebbe lungo 6 chilometri con corsie su due livelli per treni, automobili e biciclette

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di Pablo Petrasso
20 agosto 2024
06:15
I rendering del progetto del tunnel sottomarino dello Stretto realizzati dall’architetto toscano Angelo Renna
I rendering del progetto del tunnel sottomarino dello Stretto realizzati dall’architetto toscano Angelo Renna

Ponte sullo Stretto o tunnel sottomarino? Il dibattito sulla controversa mega opera si arricchisce di una nuova voce. Non una semplice provocazione, visto che l’idea progettuale arriva da un architetto toscano di 39 anni, Angelo Renna. Ecosostenibile, meno soggetto ai rischi dei terremoti, a impatto visivo zero: ci sono tutte le parole d’ordine per entrare nel dibattito sull’infrastruttura che il ministro Salvini vuole trasformare in una bandiera politica.

Renna immagina un tunnel subacqueo tra Calabria e Sicilia: in gergo tecnico un Submerged floating tunnel o ponte di Archimede. L’architetto lo ha raccontato ad Artribune: la sua proposta è pensata anche per «aprire una discussione più approfondita e ampia». L’idea è quella di realizzare un tunnel della lunghezza complessiva di 6 chilometri posizionato a una cinquantina di metri di profondità (per evitare interferenze con il traffico delle imbarcazioni) e collegato a isole verdi artificiali galleggianti, senza necessità di ancoraggi sul fondale.


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Altri dettagli: corsie su due livelli per treni ad alta velocità, camion, automobili e biciclette, che viaggerebbero sul livello inferiore del tunnel, caratterizzato dalla presenza di terrari con piante e alberi per migliorare la qualità dell’attraversamento. Sulle isole artificiali potrebbero nidificare gli uccelli, mentre la parte sottostante sarebbe un habitat ideale per alghe, pesci e microrganismi.

Per il progettista non è un progetto fantascientifico: «Il confronto con gli altri Paesi dimostra che è una soluzione possibile e anche auspicabile», osserva. Soprattutto, potrebbe servire a uscire dalla trappola in cui si è ficcato il dibattito: non più “ponte Sì o ponte No?” ma una discussione su «una strategia progettuale che tenga conto della fragilità del territorio». Renna, infatti, nel dialogo con Artribune, invita a considerare temi come «l’elevata sismicità locale, l’ecosistema marino, la fattibilità economica e l’impatto di un’opera così grande sulle persone che vivono lungo la costa». E dice anche che tenterà di sottoporre il progetto agli organismi competenti «anche se l’iter decisionale del ponte a campata unica è già a uno stato avanzato».

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Un Ponte a campata unica così lungo come quello pensato dal governo e il tunnel, così diversi in quanto a impatto e concezione, hanno un punto in comune: non sono mai stati realizzati. Non è la prima volta, però, che l’opzione nasce come ipotesi di collegamento tra Calabria e Sicilia: nel 1969 la proposta dell’ingegnere Alain Grant era quella di un ponte sommerso con una rete di ancoraggi ai fondali, dunque con un impatto ambientale significativo. In questo caso, invece, l’impatto sarebbe molto ridotto anche sul versante degli espropri: l’area dei lavori, infatti, secondo il progettista potrebbe essere limitata al solo Demanio. Una proposta fuori dagli schemi per riaprire una discussione ingessata tra favorevoli e contrari e riportare al centro del dibattito la sostenibilità ambientale e le esigenze del territorio. Di questi tempi non è poco.

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