Cosenza, sessant’anni fa l’alluvione che ne cambiò la storia

VIDEO | La sera del 24 novembre 1959 il Crati straripò tra i quartieri della Massa e dello Spirito Santo. L’episodio non causò vittime ma accelerò il processo di svuotamento della città vecchia, di cui ancora oggi si pagano le conseguenze in termini di degrado e di abbandono

di Salvatore Bruno
23 novembre 2019
23:53

Corsi e ricorsi storici: nella giornata in cui in Calabria la Protezione Civile ha dichiarato l’allerta rossa per la quantità delle precipitazioni previste, ricorre il sessantesimo anniversario dell’alluvione di Cosenza, l’ultima che interessò il capoluogo bruzio. La sera del 24 novembre 1959, le acque del Crati esondarono invadendo, cariche di fango e detriti, le borgate del centro storico, dal rione della Massa allo Spirito Santo, a Piazza Valdesi, a Corso Telesio. La pioggia eccezionale caduta sulla città, secondo i dati dei pluviometri in quantità pari a oltre 122 millimetri nelle 24 ore precedenti, aveva gonfiato il fiume ed anche il suo principale affluente, il Busento, arrivato a sfiorare la sede del ponte Mario Martire.

 

L'effetto diga del Ponte San Lorenzo

Il Busento durante la giornata, aveva preoccupato più del Crati. L’ampio letto già a metà mattinata era quasi saturo, tanto da indurre i responsabili della Clinica Misasi, affacciata su Piazza Crispi, a predisporre l’evacuazione dei degenti. La portata, secondo i rilievi dell’epoca, era segnalata a 524 metri cubi al secondo. A sfondare gli argini fu invece il Crati, ma non direttamente per la furia delle acque, segnalate a 437 metri cubi al secondo. Il drammatico evento fu causato dall’ostruzione del ponte di San Lorenzo, costruito su tre campane e retto da due piloni centrali. L’infrastruttura restringeva parecchio l’alveo in un tratto già particolarmente angusto, nei pressi del complesso di Sant’Agostino. La vegetazione, tra cui anche alcuni grossi tronchi, insieme a materiale di vario genere trascinato via dalla corrente, produsse un effetto diga, provocando lo straripamento. Milioni di litri d’acqua si riversarono nelle aree circostanti, arrivando fino a Piazza Valdesi, completamente sommersa.


 

Gli effetti economico-sociali

Non vi furono vittime, ma circa 600 famiglie rimasero senza un alloggio. E poi vi furono gravi ripercussioni sulle botteghe artigiane e sui negozi. Tutti furono allagati, nessun magazzino venne risparmiato. La furia dell’acqua devastò le bancarelle collocate in Lungo Crati De Seta, vicino l’ex Hotel Jolly. Ma gli effetti più devastanti si manifestarono nelle settimane e nei mesi successivi. Iniziò infatti il costante, inesorabile spopolamento di Cosenza vecchia. Nel 1951 la popolazione del centro storico era pari a 30.765 unità su un totale di 57.010 abitanti complessivi. Nel censimento del 1961, era scesa a 19.769 su 78.611: per la prima volta Cosenza vecchia era meno popolosa rispetto alle altre zone del territorio comunale. Oggi solo una persona su sette risiede nel borgo antico.

 

Seminario all'Unical

Domani 25 novembre, alle 15,30 l'Università della Calabria ospiterà un seminario sull'alluvione del 1959 per iniziativa del Dipartimento di Ingegneria civile con il contributo dell'Associazione idrotecnica italiana. Interverranno tra gli altri, i docenti Paolo Veltri, Giuseppe Frega, Roberto Gaudio, il comandante provinciale di Cosenza dei vigili del fuoco Massimo Cundari e l'assessore alla riqualificazione urbana di Palazzo dei Bruzi Francesco Caruso.

Giornalista
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