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giovedì 31 ottobre 2024 | 15:03
Cronaca

La sentenza - Incarico contestato all’Asp di Vibo, assolti gli ex vertici dell’Azienda sanitaria: nessun abuso d’ufficio - NOMI - Notizie

Per il Tribunale "il fatto non sussiste", tutti scagionati senza l'aiuto della riforma Nordio. La stessa Procura aveva chiesto l’assoluzione nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina di Vincenzo Damiani a direttore del Distretto sanitario unico dell’Azienda sanitaria vibonese

di Giuseppe Baglivo

Si è chiuso con cinque assoluzioni “perché il fatto non sussiste” il processo nato da un’inchiesta su una contestata nomina del direttore del Distretto sanitario unico dell’Azienda sanitaria vibonese. In particolare, il Tribunale di Vibo – su richiesta dello stesso pm Filomena Aliberti – ha assolto dall’accusa di concorso in abuso d’ufficio gli ex vertici dell’Asp e i componenti della commissione esaminatrice di un concorso. Sotto processo erano finiti: l’allora direttore generale dell’Asp di Vibo Valentia, Angela Caligiuri, 69 anni, di Savelli (Kr); l’allora direttore sanitario dell’Asp, Michelangelo Miceli, 70 anni, di Vibo Valentia (poi direttore del Distretto sanitario unico dell’Asp). Con loro sono stati assolti anche i commissari di una commissione esaminatrice: Salvatore Barillaro, 63 anni, originario di Marina di Gioiosa Ionica ma residente a Gallico; Sergio D’Ippolito, 72 anni, di Crotone; Davide Matalone, 49 anni, di Mileto.

Secondo l’originaria impostazione accusatoria – che non ha retto al vaglio dei giudici – Angela Caligiuri e Michelangelo Miceli dovevano rispondere del reato di abuso d’ufficio in concorso con i componenti della Commissione esaminatrice dell’avviso pubblico del 26 novembre 2016 (poi rettificato con avviso pubblico del 15 marzo 2017) per l’affidamento dell’incarico di direttore del Distretto sanitario unico provinciale (che ha sostituito i distretti di Vibo, Serra e Tropea) a seguito dell’espletamento del bando di gara che prevedeva la selezione da parte della Commissione di una terna di candidati da proporre al direttore generale dell’Asp per la scelta del vincitore, nonché in capo al candidato la sussistenza dei requisiti generali di ammissione quali l’assenza di procedimenti penali e requisiti specifici di ammissione, come l’essere medico convenzionato da almeno dieci anni. 

Secondo l’accusa, tutti gli imputati, in concorso fra loro, avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Vincenzo Damiani, individuandolo quale vincitore della selezione ed assumendolo nell’incarico con una delibera dell’Asp del 23 novembre 2017, nonostante si trattasse di soggetto incandidabile perché sottoposto a procedimento penale, nonché medico convenzionato da meno di dieci anni. Il tutto – ad avviso della Procura di Vibo – in violazione, oltre all’articolo 97 della Costituzione italiana, anche delle Linee di indirizzo regionali dettate nel novembre del 2016 dal direttore generale del Dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie della Regione Calabria.  

La vicenda della nomina di Vincenzo Damiani era stata al centro anche di una sentenza del giudice del Lavoro di Vibo Valentia, Ilario Nasso, che nel giugno 2018 – accogliendo un ricorso di Anna Maria Renda, dirigente medico dell’Asp e già direttore del Distretto sanitario (assistita dagli avvocati Nicola Gasparro e Francesco Domenico Crescente) – aveva bocciato i criteri seguiti da Angela Caligiuri per arrivare alla designazione di Vincenzo Damiani.

La motivazione della scelta era stata definita dal giudice del lavoro come “lacunosa” e per questo la delibera di incarico era stata annullata. Secondo il giudice del Lavoro, la commissione giudicatrice non aveva prodotto – così come vuole la legge – una terna di candidati, ma un elenco di tredici persone in ordine alfabetico, con il direttore generale dell’Asp, Angela Caligiuri, che ha poi designato alla direzione del distretto uno dei candidati che non si era neppure collocato al primo posto in graduatoria ed era stato ammesso con riserva dalla commissione esaminatrice. Una nomina ritenuta “lacunosa” dal giudice, in quanto il direttore generale dell’Asp non avrebbe motivato tale scelta, per come invece prevedono le norme, né avrebbe spiegato come si è arrivati alla designazione a direttore del Distretto sanitario unico di una figura che era stata ammessa dalla commissione “con riserva”. Due dei candidati esclusi dall’incarico figuravano parti civili nel processo con gli avvocati De Nicolò e Carnovale. Angela Caligiuri è stata invece difesa dall’avvocato Francesco Muzzopappa, Michelangelo Miceli dall’avvocato Vincenzo Gennaro, Davide Matalone dall’avvocato Franco De Luca.