Sono delle foto shock quelle che diversi utenti stanno postando in questi giorni sulle pagine dei social. Immagini che documentano la presenza in mare di chiazze color marrone o un colore delle acque di un verde anomalo. Nei giorni scorsi, lungo tutto il litorale vibonese, si era verificata un’inconsueta morìa di pesci, che i bagnanti notavano galleggiare in superficie a pochi metri dalla riva. Non occorrono molti sforzi interpretativi per rendersi conto che i due fenomeni hanno un’unica matrice: il cattivo funzionamento della depurazione.

Un male antico, che puntualmente si ripresenta ad ogni estate e che nessuno è ancora riuscito a risolvere, ma che in queste ore, unitamente all’emergenza incendi, diviene un problema non più procrastinabile in quanto rischia di mettere definitivamente in ginocchio un territorio che sembra essere stato colpito dalle dieci piaghe d’Egitto. Ma se il racconto biblico narra che la prima piaga vide le acque del Nilo trasformarsi in sangue per volere divino, oggi si potrebbe aggiungere qualche variante al racconto e dire che le acque del mare si trasformarono il liquame maleodorante e non per volere divino ma per opera dell’uomo.

Un problema che ha già portato la Guardia Costiera ad intervenire con i necessari sopralluoghi e di cui, verosimilmente, si occuperà anche la magistratura. Una beffa, considerando che proprio sulla limpidezza delle acque le spiagge della costa vibonese aspiravano a diventare il volano principale dell’interesse turistico e certamente un mare malato non può essere l’elemento di forza per attrarre i turisti, molti dei quali giurano di non mettere più piede in posti in cui, escludendo il mare e l’elemento paesaggistico, non esistono molte altre attrattive di rilievo.